PLAY 2013- seconda puntata: fra fantasy, naufraghi, robottoni e rinascimento
di Alberto “Doc”
E rieccomi a riprendere il resoconto del mio viaggio a PLAY raccontandovi il secondo giorno di fiera, il sabato. Dopo l’antipasto del venerdì siamo ansiosi di iniziare l’esplorazione della fiera e di tutto quello che ci può offrire.
Arriviamo mezzora dopo l’apertura, ci concediamo un giretto per gli stand e il tempo di fare alcuni scambi/acquisti e poi via verso i tavoli da gioco.
Passo da Giochi Uniti, vedo Mage Knight che mi chiama fortemente ma il gruppo di gioco è al completo ed è pure appena partito: ci ritornerò mi dico. Li di fianco noto però Dungeon Venture, un dungeon crawling con mappa modulare, dove ci sono una paio di posti liberi e così mi intrufolo senza indugi. Le regole sono semplici e in meno di 10 minuti siamo pronti a giocare. Scelgo il barbaro come personaggio (una donna dagli abiti succinti e con tutte le curve al posto giusto…). Nel proprio turno un giocatore può muoversi e compiere un’azione. Uno di noi prende le parti del “cattivo” guidando i mostri che incontriamo. L’iniziativa è determinata da un mazzo di carte composto dalle carte raffiguranti i personaggi a cui vengono aggiunti i mostri che a mano a mano si incontrano durante l’esplorazione. I combattimenti sono gestiti dal lancio di dadi (d6) con diverse probabilità di successo. La partita introduttiva fila via veloce e senza troppi dubbi. Il confronto con il buon vecchio Heroquest è impossibile da non fare e il gioco anni 80 vince senza troppa fatica. Dungeon Venture pesca molto dal suo predecessore ma se da un lato la grafica dei personaggi è curata, quella delle plance e degli oggetti non lo è altrettanto. Lasciando perdere tutti gli elementi 3D di cui era composto Heroquest, negli anni 2000 penso che la cura per l’estetica dei giochi sia fondamentale se le meccaniche sottostanti non fanno la differenza. E qui non la fanno.
Per cui, il gioco gira, è scorrevole e senza troppe regole. Lo si gioca anche volentieri. Mi resta però il rammarico che poteva essere fatto molto meglio.
Mi alzo facendo l’occhiolino alla mia barbara che rimane sul tavolo e che i miei tiri sfortunati non hanno valorizzato come avrebbe meritato e vado a recuperare gli altri Nauti.
Ci ritroviamo tutti in zona Ghenos Games e troviamo posto per avventurarci in una partita a Naufragos. Incuriositi da quanto avevamo letto in precedenza ci sediamo e ci facciamo spiegare il funzionamento. Nella sostanza siamo naufraghi su un’isola ed entro 12 turni dobbiamo fare in modo di soddisfare le condizioni di fine partita del gioco che mutano all’inizio di ogni turno. Se tali condizioni non vengono soddisfatte tutti i giocatori perdono, viceversa chi ha accumulato più punti vittoria vince su tutti gli altri: si, è un cooperativo/competitivo o semi-cooperativo se preferite. La meccanica è quella di piazzamento lavoratori. Ogni giocatore guida un personaggio che può svolgere due azioni durante la giornata (turno). Bisogna fare legna, accendere il fuoco, procurare il cibo, esplorare l’isola, costruire utensili, recuperare cose utili da casse che il mare deposita sull’isola, scrivere il nostro diario, etc… Insomma c’è una grande varietà di possibili scelte. Iniziamo a giocare e dopo alcuni turni entriamo facilmente nella logica delle meccaniche. Non finiamo la partita per non bloccare troppo a lungo il tavolo così dopo 6-7 turni concludiamo la nostra esperienza. Il gioco è davvero molto vario in termini di situazioni, oggetti, utensili e altro che si può trovare/fare/costruire e questo mi ha colpito positivamente. La parte dell’esplorazione mi ha lasciato alcuni dubbi sul suo esatto funzionamento ma ho trovato molto carina l’idea di rischiare di potersi perdere e di non riuscire a tornare all’accampamento. L’unica cosa che mi stride è la parte competitiva di questo gioco. I punti vittoria si conseguono principalmente scrivendo il proprio diario che consente di pescare un gettone punti vittoria che può avere un valore che va da 1 a 4, davvero molto fortunoso a mio avviso rispetto a tutto il resto. La sensazione è quella che si sia voluto inserire una parte competitiva un po’ forzatamente quando invece un cooperativo puro avrebbe potuto essere molto più efficace e lineare. E’ da riprovare e da confrontare con Robinson Crusoe della Portal… cosa che farò in un futuro non troppo lontano. ;)
Salutiamo i simpatici compagni di gioco e abbandoniamo l’isola della Ghenos decisi a prenderci un po’ di pausa. E cosa c’è di meglio di mollarci quattro sberloni meccanici per alleggerire il cervello? Detto fatto, passiamo allo stand della D@st Work e ci sediamo per una partita a C.O.A.L. 10 minuti di spiegazione ci mettono in pista e pronti a giocare. Facciamo una partita 1VS1 io contro Canopus e già qui potete capire quanto ci sia in ballo :). Ci meniamo allegramente per una 15ina di minuti e il mio simpatico compagno Nauta mi mette KO proprio all’ultimo con una mossa contro cui non posso reagire. Mi alzo dal tavolo piacevolmente divertito. Il gioco benché non sia particolarmente rivoluzionario ha alcuni elementi di originalità, ha delle meccaniche che funzionano molto bene e sono facili da assimilare e ha una durata contenuta che diverte il giusto senza stancare. Per uno che come me non è un amante dei giochi di carte di combattimento posso dire che questo titolo non mi è affatto dispiaciuto.
Lasciati i nostri robottoni alla manutenzione dopo averli ridotti in briciole, attraversiamo il corridoio che ci separa dallo stand di Sir Chester Cobblepot e ci facciamo una bella chiacchierata con Gianluca Santopietro che ci espone i suoi progetti e che alla fine ci intavola una partita di Ravenna fatto d’arme, gioco ormai prossimo all’uscita sul mercato. Rimango affascinato dalla spiegazione sia perché Gianluca quando parla sembra uno sotrico, sia perché capisco che è stato fatto davvero un gran lavoro di ricostruzione storica e di adattamento delle meccaniche. Abbiamo infatti davanti un wargame dove la vittoria di una delle due fazioni viene decretata dalla perdita di morale delle truppe, dove a capo di ogni fazione vi è un giocatore nelle vesti di comandante che impartisce ordini agli altri della propria fazione e dove quest’ultimi possono accettare o rifiutare di eseguire gli ordini assegnati e perseguire azioni di propria iniziativa. Le unità in battaglia inoltre possono avere al loro interno personaggi che possono intentare iniziative personali, come duelli a singolar tenzone ad esempio. Tutto quanto vi ho descritto è la parte di originalità che ho trovato nel gioco e tutto questo determina il consolidamento o la perdita di morale per le truppe della propria fazione. Tutto gira intorno a questo elemento.
Facciamo una simulazione di alcuni turni che mi lasciano piacevolmente sorpreso. Non sono un amante dei giochi di guerra ma per quanto ho visto e giocato, la sensazione è quella di un titolo dalle meccaniche solide e ben testate con delle idee originali e davvero ben ambientate ed in linea con la parte storica.
Facciamo i complimenti all’autore e ripartiamo per un nuovo giro in fiera alla caccia di altre gradite sorprese.
Allo stand della GiochiX incappiamo in Marco Canetta, autore di Doge Ship. E’ in visita con la famiglia alla fiera e ci fermiamo per due chiacchiere. Le chiacchiere diventano voglia di giocare così ci sediamo al tavolo e dato che non avevamo avuto ancora modo di provarlo, ci facciamo spiegare come costruire questa nave del Doge di Venezia.
Le meccaniche sono semplici ma non banali: il gioco nasconde una buona profondità e varietà di scelte. Ci gustiamo una partitina quasi completa trovandoci alla fine compiaciuti. Il gioco gira bene e dura il giusto e trovo conferma di quanto ha scritto Kentervin tempo fa sul suo articolo di analisi del regolamento (vedi qui) motivo per cui non mi addentro nella spiegazione di meccaniche e turno di gioco che già ha fatto in maniera chirurgica il mio compagno Nauta.
Con quest’ultima cartuccia sparata, rinfoderiamo le nostre armi e ci dichiariamo contenti per la giornata ricca e soddisfacente. Salutiamo la fiera che ormai si sta svuotando e ci organizziamo per la cena che il nostro stomaco reclama a gran voce con suoni gutturali. E poi dobbiamo riposarci e recuperare le energie. Abbiamo ancora una lunga domenica davanti a noi! Di cui vi parlerò nella prossima e ultima puntata del mio resoconto. Alla prossima! :D