Gamefor – Giocatori all’app-ello
di Franz “riivaa”
Nell’ultimo mese ho ripreso in mano “Tu non sei un gadget” di Jaron Lanier. In questo saggio, uno degli sviluppatori pionieri della realtà virtuale, esplica le sue più intime perplessità su come determinate storture informatiche (che oramai si danno per assodate) possano potenzialmente distorcere il modo in cui concepiamo noi stessi e gli altri esseri umani.
Con un tomo simile tra le mani, perdonerete il mio spasmo di scetticismo alla notizia che Adam Loper (noto su Youtube con lo pseudonimo di Uncle Atom) abbia collaborato alla creazione di una App per aiutare i giocatori a trovare e creare occasioni per giocare.
La domanda sorge spontanea: in un contesto social saturo di network tra cui districarsi, c’è veramente l’opportunità di creare un’applicazione con l’esclusivo e precipuo scopo di riunire tutti i giocatori da tavolo sotto il cyber-collettivistico motto: “Spieler aller Länder, vereinigt euch!” ?
La risposta è semplice: sono un essere umano del 21° secolo, quindi non mi importa. Se l’involucro è carino e la app è gratis la scarico, anche solo per appagare quella bulimia di dati che rende tanto godibile l’oblomovismo sintetico del tempo in cui viviamo.
La App infatti è gratuita, anche se prevede l’inserimento di annunci promozionali e in futuro avrà la possibilità di accedere a una versione “Premium” tramite abbonamento, che garantirà funzionalità aggiuntive agli utenti, ai gruppi da essi creati e ai negozi.
Ma parliamo di che cosa fa Gamefor e in cosa potrebbe essere diversa dal resto della paccottiglia applicativa di cui ci imbottiamo la vita.
Vi siete mai innamorati ad una fiera? (di una persona intendo, non di un gioco) Se la risposta per voi è no mi dispiace per voi, ma con tutta probabilità è dato dal fatto che le fiere rappresentano una ricorrenza rara. Se poi incrociamo la rarità di tale evento con la altrettanto rara possibilità dell’evento “trovare l’anima gemella” (che recenti studi assestano intorno al 0.177935943%), ne esce una eventualità quantomeno improbabile.
Tuttavia, se aumentassimo le occasioni di conoscere persone con cui condividere il tempo giocando da tavolo, fuori da associazioni, gruppi su FB e chat su WhatsApp, le probabilità aumenterebbero. Gamefor nasce per quello. Lungi da me insinuare che Gamefor sia un Tinder per giocatori, niente di più distante dalla realtà, ma una volta creato il nostro profilo, potremo cercare giocatori, gruppi di gioco ed eventi in un raggio di miglia attorno alla nostra posizione geografica.
Potremmo quindi così scoprire che a una decina di chilometri da noi un paffuto trentenne con i baffi sta per evocare un grande antico nello scantinato di casa e non cerca altro che un gruppo di investigatori dell’occulto che provi a impedirglielo in una folle sessione di Le Case della Follia. O che la ragazza dai capelli rossi che vediamo tutti i giorni in treno conduce una doppia vita, vagando di notte per le ucroniche steppe di Scythe accompagnata da Wojtek, il suo fido orso.
Avremo quindi la possibilità di conoscerli e di farci conoscere attraverso la funzione “Looking for Gamers” per poi trovarci a condividere qualche avventura con loro.
Se poi la cosa funziona e i numeri aumentano si potrà fondare un “Gruppo” per riunire tutti i seguaci in un unico clan, che potrà poi iniziare a organizzare raid nei negozi scoperti attraverso la funzione “Store Finder”… e qui casca il proverbiale asino. La app prevede la possibilità di organizzare eventi solo all’interno dei “Negozi” registrati su Gamefor. Una procedura davvero semplice, ma che inevitabilmente limita le potenzialità dell’applicativo.
Gli sviluppatori hanno già detto che stanno lavorando per risolvere questo problema, che necessita di una serie di implementazioni non integrate nella prima versione della App. Gamefor infatti è stata pubblicata meno di sei mesi fa dopo uno sviluppo di circa due anni. Sta ancora crescendo nelle sue funzionalità ed è embrionale per quanto riguarda le dimensioni della comunità. Il che la rende lontana da quella massa critica che potrebbe portarla a insediarsi nei nostri smartphone permanentemente.
I semi tuttavia sono stati piantati e, a mio modesto parere, il potenziale di una rigogliosa crescita c’è. Bisognerà vedere come questa pianta verrà potata nei mesi che verranno e l’invasività degli innesti commerciali che Adam Loper e gli sviluppatori della Milk Can decideranno di apporgli. Sperando che delle disattenzioni di programmazione (come la mancanza di notifiche, esclusi i messaggi personali) e un’utenza ancora troppo ristretta (circa 15.000), non intralcino troppo l’entusiasmo di rivolgerci a un programma non per chiuderci tra le mura di uno schermo, ma per uscire dalle nostre cerchie ristrette e esplorare in compagnia di altri esseri umani le pianure sconfinate del gioco analogico.