Wendake: gli Indiani d’America sbarcano ad Essen

di Sara “Miss Meeple” Trecate

L’accoppiata Post Scriptum / Placentia Games ha un nuovo asso nella manica da giocare alla prossima fiera di Essen: si chiama Wendake e finalmente approderà sui nostri tavoli dopo una fortunata campagna Kickstarter conclusasi a luglio.

Il progetto originario portava il nome Grandi Laghi, e la storia ci insegna che proprio in quella zona, nel XVIII secolo vivevano svariate tribù. Quella di cui rivivremo le gesta è la tribù dei Wyandot, molto legata alla terra e ai suoi frutti. I Wyandot lo chiamavano Wendake, il loro prezioso territorio, e così è intitolato il gioco che vi presentiamo.

Nei panni di capi tribù dovremo far prosperare il nostro villaggio guadagnando esperienza (e punti) in campo militare, economico, spirituale, e nell’utilizzo delle maschere cerimoniali.

wendake

La partita si svolge nell’arco di 7 anni o round, in ognuno i giocatori (da 1 a 4) hanno a disposizione una fase di selezione azioni e una di ripristino del tabellone. La fase di selezione delle azioni è senz’altro il cuore del gioco, e l’aspetto di cui vanno più orgogliosi autore e editori. La plancia personale dei giocatori, infatti, riporta una griglia 3×3, su cui vanno posizionate 9 tessere azione. In ogni round si dovranno porre 3 dischi su 3 azioni (un quarto disco servirà per modificare l’ordine di turno) considerando che la prima azione può essere scelta liberamente, mentre la seconda e la terza tessera azione devono essere scelte tra le tessere nella stessa riga, colonna o diagonale in cui si trova il disco precedentemente posizionato, andando a formare un tris.

E non è tutto, la griglia delle azioni, che potrebbe ricordare quella di Kepler 3042, presenta una novità fondamentale: si evolve continuamente. Alla fine di ogni round si voltano dal lato opposto le tessere azione usate, poi vengono fatte scorrere le tre file verso il basso. A quel punto, delle tre tessere che usciranno dalla plancia, se ne può sostituire una con un’altra più potente, per poi rimescolare e posizionare tutte e tre le tessere nella fila superiore della griglia, rimasta vuota.

Le azioni disponibili, che ci faranno immergere nella vita quotidiana dei Wyandot, sono:

  • Mettere in gioco una canoa per favorire il commercio e la pesca
  • Muovere un guerriero sul tabellone
  • Raccogliere risorse dal proprio villaggio o dalle zone produttive del tabellone in cui è presente una donna
  • Cacciare un castoro nelle aree in cui è presente un cacciatore
  • Conciare i castori e ottenere pelli
  • Pescare pesce in base a quante canoe abbiamo in gioco
  • Ottenere punti per i guerrieri sul tabellone (non in zone produttive)
  • Pescare carte maschera e/o giocarle in combinazioni predefinite per ottenere punti
  • Commerciare, ovvero scambiare risorse oppure acquistare tessere progresso o punti economici
  • Effettuare un rituale che permette di posizionare guerrieri, donne e cacciatori sul tabellone
  • Utilizzare il fuoco sacro per scegliere un’altra azione non attivabile con le regole di selezione standard

A fine partita, i vari tracciati che rappresentano gli aspetti della vita del villaggio vengono considerati a 2 a 2, e per ogni coppia si contano i punti relativi all’indicatore che sui due tracciati si trova al punto più basso.

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Si tratta sostanzialmente di un posizionamento lavoratori (dischi, in questo caso), senza il rischio di farsi rubare uno spazio azione da un avversario. Tutto avviene sulla plancia giocatore, le azioni sono tutte disponibili, ma sta a noi visualizzare gli incroci possibili sulla griglia e decidere quale azione svolgere per prima, senza bloccarsi le successive mosse, e allo stesso tempo anticipando gli avversari che potrebbero aver fatto le nostre stesse scelte.

Oltre alla griglia azioni, punti di interesse sembrano essere un sistema di punteggio à la Knizia, che favorisce uno sviluppo omogeneo del gioco su tutti i fronti, una durata non eccessiva per un gestionale (massimo 90 minuti) e un’ambientazione ben pensata. Non a caso l’autore, Danilo Sabia, pubblica questa sua opera prima dedicandola alla sua grande passione per gli Indiani d’America. Considerato che ha alle spalle una squadra, quella formata da Placentia Games e Post Scriptum, che ha già sfornato titoli di spessore (Kepler 3042, Florenza), le premesse sono ottime.

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