Kingsport Festival, Gioco di Carte – Recensione
di Giovanni “dLgG”
Buon dì a tutti. Direi che come primissima cosa son doverose le presentazioni. Io sono Gio; vengo da una splendida città chiamata Ferrara, e sì sono un giocatore seriale. Piacere. Ecco fatte le presentazioni.
In una torrida sera d’estate mi venne consegnata la scatola di un nuovo gioco di carte, ed essendo in ludoteca fu facile trovare dei fanciulli per provarlo. Fu una serata indimenticabile per tutti.
Kingsport Festival – Gioco di Carte è il bimbo del più grande Kingsport Festival: un fillerino, ambientato anch’esso nell’abusato mondo lovecraftiano, dove i giocatori nella veste di “cultisti” dovranno riuscire a risvegliare demoni e grandi antichi per porre fine a questo mondo. Kingsport Festival – Gioco di Carte è pensato per 3/5 giocatori con un tempo stimato di 45 minuti per partita, anche se già dalla seconda volta i tempi si accorciano notevolmente.
Materiali
Il gioco si presenta con la stessa grafica accattivante del suo predecessore, Kingsport Festival, cosa che attrae notevolmente lo sguardo e accresce la curiosità; girando la scatola ci si imbatte davvero nelle stesse illustrazioni e nello stesso illustratore di Kingsport Festival, ma solo uno degli autori originali, Gianluca Santopietro, si è preso carico di creare questo omonimo gioco di carte. Sempre sul retro una scritta tentatrice recita “la confezione contiene un regolamento, 80 carte di grande formato e 11 dadi speciali” e a quel punto lo devi provare.
Tolto il cellophane e aperto il gioco, sfogli le 80 carte illustrate in modo egregio da Maichol Quinto, trovi un sacchetto in plastica contenente 5 dadi viola da 12 facce, un dado bianco da 10 facce e 5 dadi grigi da 6 con le facce personalizzate in questo modo: 2 teschi neri (morte), 3 tentacoli viola (male) e 1 fiamma rossa (distruzione), e un manuale di 12 pagine.
Quella sera, una volta seduti al tavolo, uno dei ragazzi prese il manuale tra le mani e dopo aver letto ed apparecchiato il setup iniziò prima ad imbronciarsi e poi a scuotere la testa; in quel momento ebbi le prime strane sensazioni. Gli chiesi il manuale, non per tentare di aiutarlo ma spinto dalla curiosità di sapere cosa potesse esserci di tanto strano. Una volta aperto mi resi conto anche io che fosse scritto in modo “misterioso”, probabilmente per introdurre i giocatori nell’atmosfera lovecraftiana pensai, ma alcune cose risultarono da subito improbabili.
In questo gioco di carte i giocatori, nelle vesti di cultisti, evocano e scatenano divinità e grandi antichi, e per farlo devono lanciare dei dadi. Sì, lanciare dei dadi.
Ma non era un gioco di carte?
Svolgimento
Le carte ci sono eccome. Ogni carta raffigura una divinità e la descrizione del suo effetto (nel riquadro centrale) solitamente si attiva a costo di sanità mentale, il costo da pagare per l’acquisto (in alto), Punti Culto alias punti vittoria (in basso a sinistra) e eventuale forza di combattimento (in basso a destra) da usare contro le incursioni degli investigatori.
Ogni divinità, divisa per livello, va a comporre il tabellone di gioco nonché il mercato dal quale i giocatori dovranno attingere. Durante il suo turno il giocatore tira il dado da 6 (chiamato dado del Dominio) e successivamente può giocare carte dalla sua mano per acquistarne una sola dal mercato. Una volta acquistato recupera tutte le carte giocate ed il turno passa al giocatore alla sua sinistra.
Quando tutti i giocatori hanno svolto il loro turno, il primo giocatore aumenta di uno la sua sanità mentale segnata dal dado viola a 12 facce, passa il dado del tempo (il dado bianco a 10 facce) al prossimo giocatore e il giro riprende. Tutto questo per 9 turni a meno che un giocatore riesca ad acquistare ed evocare Azathoth facendo chiudere la partita.
In questi 9 turni felici ci sono anche le incursioni degli investigatori; questi sono un mazzo di 14 carte da cui se ne estrae solo una all’inizio del gioco. Ogni investigatore ha degli effetti che possono influenzare tutta la partita o solo un livello di divinità, o ancora più semplicemente possono intervenire solo nei turni di incursione. Le incursioni sono 3 per tutti gli investigatori ed il turno è definito dalla carta stessa, come anche la forza dell’investigatore per ogni incursione; il cultista per contrastare le forze del bene deve giocare alla fine del suo turno un numero di pistole (forza) pari a quelle indicate dalla carta dell’investigatore, ciò vuol dire che non può giocare una carta divinità appena acquistata o già giocata nel suo turno. Se la forza del bene supera quella del cultista, questo perde un numero di punti sanità mentale pari alla differenza delle due forze.
Alla fine del 9 turno il gioco termina e si passa alla conta dei Punti Culto, al netto di variazioni dovute ad investigatori. Chi ha più punti vince.
Considerazioni
A questo punto la domanda sorge spontanea, e vi assicuro che è stata la stessa per tutti quella sera. Dov’è il gioco di carte?
No dai, davvero, dov’è?
Questo è al massimo un gioco di dadi… al massimo. Se scrivi sulla scatola “gioco di carte” mi aspetto almeno di poter fare un minimo di strategie con le carte che ho in mano, non dico di pretendere un bel deck building ma almeno qualcosa che mi lasci giocare, invece mi trovo davanti un board game che gioca da solo lasciando al giocatore la funzione di lancia dadi, i quali sono bellissimi e questo va riconosciuto, ma sinceramente la parte aleatoria è più che predominante.
Cerco di esser più preciso, all’inizio della partita, lanciando solo un dado vi sono solo 3 divinità acquistabili per il fatto che il loro costo è di una sola risorsa; il prendere una carta rispetto all’altra potrebbe cambiare notevolmente la strategia di un giocatore; a mio parere non si può lasciare che questa scelta sia decisa dal dado, così facendo si annichilisce il gioco fin dal principio. Se non posso fare una strategia non posso neanche cercare di contrastare le incursioni in modo intelligente, ma mi troverò solo a fare una corsa alle armi con gli avversari per accaparrarmi la carta con la pistolina prima degli altri. Questo non è giocare a parer mio. Questa è una parvenza di gioco. Non lo utilizzerei neanche come gioco per svezzare dei neofiti perché potrebbe alimentare una bruttissima idea sul mondo dei giochi da tavolo, i quali sono strategia, intuizioni, divertimento, interazione e un pizzico di aleatorietà; tutto il contrario di questo titolo.
Mi dispiace esser così “cattivo” ma non riesco a trattenermi, soprattutto quando leggo che il gioco si svolge in 9 turni e il segnalino dei turni è un dado da 10… per piacere!
A parte gli scherzi mi sembra davvero un gioco mal studiato, in cui sarebbe bastato davvero poco per renderlo più accattivante o semplicemente meno “botta di fortuna”, come ad esempio partire con le quattro divinità di livello 1 e 2 già in mano al giocatore, il quale avrebbe la possibilità da subito di poter SCEGLIERE un proprio percorso e non essere troppo dipendente dal tiro del dado. Tra l’altro l’unico modo di recuperare sanità mentale è giocando o scartando la divinità di primo livello, cosa che mi esce molto più complicata durante la partita, in quanto mi impedirebbe l’acquisto di un’altra divinità per quel turno, magari con l’avvento dell’investigatore alle porte…
Questa è solo un’idea, neanche mia ad esser sincero, ma di un amico con il quale ho provato il gioco in quella torrida sera tra incredulità e tanta ilarità. Ci tengo a precisare che dopo quella serata ho provato il gioco almeno un’altra decina di volte, non mi fermo mai alla prima impressione, ma purtroppo il mio pensiero è rimasto invariato…
Mi dispiace che si sia persa un po’ la rotta con tutto il buon lavoro di Kingsport Festival alle spalle, ma questo gioco di carte ha solo delle belle illustrazioni.
Direi che come prima recensione potevo fare di meglio, potevo esser più buono, ma non sarei stato sincero con me stesso. Sono così, che ci posso fare…
Gio
Mamma mia quanta cattiveria! :)
Mi domando come mai tu abbia scelto un titolo che non è nelle tue corde come prima “recensione” da postare…
Max_T
Mi permetto anche io un pensiero a riguardo. Non trovo alcuna cattiveria in questa recensione. Vedo una descrizione oggettiva del gioco nella prima parte in cui viene presentato e una riflessione personale in conclusione in cui troviamo il parere di Gio. E personalmente io leggo delusione, non cattiveria. Delusione per quello che poteva essere e non e stato questo titolo, ovviamente dal punto di vista di Gio che ha argomentato le sue ragioni. Nessuno infatti esprimerebbe dispiacere nel dover così commentare un gioco se fosse una persona cattiva ;-)
E infine ne approfitto per dare il benvenuto a Gio, ringraziarlo per il suo contributo e incitarlo a produrre nuovi pezzi con cui esplorare il vasto mondo dei giochi da tavolo sempre piu in espansione.
Diciamo che mi è stata proposta come una bella sfida in ogni caso ci tengo a dirti che non sono una persona cattiva, credimi!
Ahahah, ok, perdonatemi se ho parlato di cattiveria, ma forse mi sono lasciato traviare dai termini che lo stesso Gio ha usato nel suo articolo (“mi dispiace essere così cattivo ma non riesco a trattenermi…” oppure “direi che come prima recensione potevo fare di meglio, potevo essere più buono…”) :D
Non discuto affatto sulle opinioni personali del recensore, ci mancherebbe, mi permetto solo, nel mio piccolo, di consigliare per i futuri articoli di dare semplicemente più spazio alle informazioni riguardanti il gioco in esame, come Scalabilità, Longevità, grado di Interazione tra i giocatori, rapporto Qualità/Prezzo, magari i Pro e i Contro, che qui mancano totalmente, sebbene siano info abbastanza importanti ed apprezzate dai lettori.
Il tutto lo dico (e lo scrivo) con molta serenità :)
Max_T
Giusto appunto Max. Infatti faccio mea culpa nel non aver segnalato agli altri Nauti che questo articolo andrebbe taggato in News come tutte le prime impressioni. Mi permetto di procedere e in caso di replica risolviamo inter nos.
Il Liotti al suo esordio… quale emozione!…certo che proprio con un gioco su Lovecraft… sembra fatto a bella posta!