Confessioni di una giocatrice: Piccoli recensori crescono
di Max “Luna” Rambaldi
[Capitolo I: Quando nasce un recensore]
C’era una volta un uomo con un desiderio semplice: comprare un gioco nuovo. Lo aveva avvistato, ma non conoscendolo aveva deciso di far uso degli strumenti che gli dei avevano creato per compensare l’umana ignoranza (una connessione veloce e Google) recuperando recensioni eccelse. Si fidò, lo acquistò e lo giocò.
Altrettanto rapidamente ne fece coriandoli, maledicendo il giorno in cui gli sponsor avevano fatto capolino nei siti ludici, assieme a indicazioni fuorvianti e, perché no, all’uso improprio dei condizionali. L’uomo bruciò i suoi idoli e plasmò un sito dove avrebbe bandito per sempre i banner e le invisibili catene della referenza. Contemplò il mondo che si estendeva ai suoi piedi e vide che era cosa buona e giusta.
Com’è ovvio, e come sempre, mi sbagliavo. I primi tempi nelle relazioni sono i più felici: tutto è ovattato in una nuvola di ingenuità che impedisce di vedere le imperfezioni, poi un giorno subentra l’abitudine, quello che prima era motivo di meraviglia entra nel circolo del già visto ed ecco comparire le prime scalfiture. Le parole scorrevano, affioravano i primi complimenti, in qualche modo cominciavo a non essere più un’ombra in quell’universo scoperto a piccoli morsi. La gente forse si aspettava qualcosa da me e, come la fisica insegna, nulla si crea nulla si distrugge, tutto si trasforma, in ansia. Ma almeno ero libera.
La collezione aumentava, e ogni pezzo era prezioso nel bene e nel male perché era nostro, frutto di qualche ratto in ludoteche fatiscenti e stand affollati. Poi la prima crepa sulla superficie del mondo: ci avevano regalato una scatola. Attorno al tavolo il Consiglio dei Quattro si ritrovò a fissare quel parallelepipedo come un novello, oscuro, vaso di Pandora.
Correttezza. Etica. Corruzione. Coerenza. Brama dell’anello. Uno stormo di emozioni assisteva appollaiato in circolo, appena fuori dalla bolla di luce del lampadario da soffitto, silenzioso tribunale in attesa del verdetto. Quella prima, inviolabile volontà di mantenere la bellezza del mondo primordiale vinse: il giudizio sarebbe dovuto rimanere onesto, buono o terribile che fosse. Ma in cuor loro, lo sentivo, tutti speravano si trattasse di un gioco meraviglioso, passabile almeno, per non dover affrontare la lama del senso di colpa nel caso avessero dovuto ridurlo a brandelli.
Fu una catastrofe totale, e si dissero Mai più.
Ci sono cose che anche il recensore più saldo e virtuoso teme. Non le coltellate o le multe per divieto di sosta, ma il risentimento negli occhi degli autori. Minacce di suicidio, bamboline woodoo e tentate corruzioni con ceste di salumi. La brina che crepita ad ogni passo quando ci si avvicina allo stand di una casa editrice il cui ultimo prodotto si è declassato a ferma-porte.
Seppur nuova in questo mondo di scorribande ho avuto anch’io la mia dose di scelte da affrontare, ma poco più che mozzo più della faccia metto la firma, e questo ancora mi salva dal dover fronteggiare le sfide più grandi. L’errore in video è dietro l’angolo, non si può tornare indietro a spostare una virgola, sottolineare una frase o correggere un termine. Si è soli sul palco, adorni solo delle proprie convinzioni e pronti ai pomodori marci di chi adora il gioco che trovi aberrante. Consci che quella tua recensione non verrà condivisa dalla casa che lo produce, mentre chi china sempre il capo avrà la strada spianata. Si è soli, ma su un palco. Non importa quanti ti additino convinti che quella posizione ti stia rendendo ricco, senza vedere che ogni mezzo che usi per condividere le tue idee sia privo di insegne. A ben guardare non è proprio un palco quel grande spiazzo di assi di legno. Ci sono leve e botole, e cappi in cima, ma quando sei coi Nauti sparisce ogni paura. Arraffi quello che il mondo offre, semini entusiasmi o dissapori, tutto ciò che pensi, e poi fuggi, veloce come il lampo.
E’ un mare infido quello in cui navigano i recensori. Tempeste di autori pieni di sè che non accettano un diniego, regolamenti ingarbugliati e talvolta l’insaziabile curiosità di giocatori tanto entusiasti da dimenticare che il tuo non è un lavoro retribuito, ma una passione che richiede tempo. Eppure il mare è costellato anche d’isole: utenti che ti supportano, apprezzano e ripagano ogni sforzo, un commento, una condivisione e un grazie, sepolti in grandi forzieri dorati.
Il mare è infido, ma è la nostra casa. Ogni traguardo si può raggiungere in almeno due modi e noi, come altri impavidi recensori, abbiamo deciso che non volevamo veleggiare tranquilli sulle battute rotte mercantili, ma inseguire il Kraken verso terre inesplorate! Sarà per questo che quando guardo quella G rossa mi pare somigli tanto a un teschio con le tibie incrociate.
♪ Noi siamo pirati e ci piace perchè la vita è fatta per noi, yo ho yo ho, la plancia, il dado, il mare ♫
[II]
ullallà, abbiamo scoperto il ruolo del recensore ludico onesto. Se navighi ancora un po’ più in là, vedrai all’orizzonte una nave verde con sopra piccoli mostri verdi: è vent’anni che naviga al largo di quelle acque.
Caro Agz, nonostante sulle note finali il pezzo si tinga di punte di orgoglio per certe scelte fatte, l’autrice non ha certo incluso solo i qui presenti nella esperienza fatta lungo il suo percorso. Cito da sopra: “noi, come altri impavidi recensori“.
Per quanto riguarda la nave verde brulicante di mostri verdi, la vediamo molto bene, conosciamo la sua rotta e abbiamo rispetto per diverse di quelle creature che la abitano, un buon numero dei quali sono pure nostri amici. :)
sì ma molto al largo, in acque infestate da banner pubblicitari e richieste di donazioni. magari la ciurma non vede l’ombra di un quattrino ma a qualcuno i 30 soldi d’argento da qualche parte arrivano
per me nella lettera, o diario che sia, non ci sono accuse a qualcuno ma sana fierezza del portare avanti insieme una cosa in cui si crede senza influenze esterne… non è che i mostri verdi sono di quel colore per invidia?
Invidia di cosa? Penso tu non abbia davvero la minima idea di quello che dici. Sarebbe meglio tacere, in questi casi.
Senza entrare in merito a cosa sia meglio o peggio, hai voluto fare un rapporto impossibile: uno è un forum/associazione con 20 anni alle spalle, l’altro un sito tenuto in piedi con costanza da una manciata di appassionati da relativamente poco tempo e nell’articolo si parlava, penso, principalmente di blogger. Non c’è paragone in termini di impegno e possibili risultati, in rapporto a quanta gente ci lavora.
L’invidia era una mia mera ipotesi, le pubblicità che stazionano nel sito dei mostri verdi sono una lampante verità. Anche la presa per i fondelli gratuita all’autrice si poteva tacere, eppure sta lì, bianco su nero.
Nessuna presa in giro. E’ solo che, come dicevo, andrebbero sapute un po’ di cose prima di scrivere. Ad esempio la differenza di costi e impegno nel tenere vivo un blog rispetto a un sito, che non è lì da 20 anni per grazia ricevuta, ma per un impegno costante di volontari che spesso si mettono anche le mani in tasca per reperire i fondi. Per darti un’idea, leggi questo: https://www.goblins.net/articoli/la-tana-dei-goblin-storia-di-un-sito
Quindi non è che perché una cosa esiste da tanto, vada avanti da sola e senza contributi. I banner servono anche per quei contributi. E’ tendenzioso e scorretto associare un banner pubblicitario all’idea che ci scrive sul sito dove quei banner campeggiano sia in qualche modo “venduto”. Altrettanto erroneo potrebbe essere pensare che chi non ha banner o ritorni di altro tipo sia assolutamente indipendente. Magari è amico fraterno di qualche autore. Non è assolutamente il caso dei Gioconauti, che ho sempre letto, apprezzato e anche copiato in qualche format, perché hanno onestà, personalità e grandi idee. E lo dico sinceramente, penso di non passare per uno che ha peli sulla lingua.
Bella lettura. Mi sono commosso.
Mi chiedo quando, quando, quando finiranno le domande retoriche.
Mi fa piacere che questo pezzo ti abbia suscitato delle emozioni, in fin dei conti è quello che ogni scrittore vorrebbe penso. :)
Per quanto riguarda la questione delle domande retoriche ritengo che sarebbe utile a tutti quelli che hanno letto la discussione e il tuo commento, esprimere una considerazione di più ampio respiro così da comprendere meglio il tuo pensiero in merito a come ti sei espresso.
Ti ringrazio.
♪ Yo no soy marinero
Yo no soy marinero, soy capitan
Soy capitan, soy capitan ♫
Credo che una falsa recensione positiva possa far vendere qualche copia in più nel breve periodo ma alla fine, con il passaparola, il gioco che ha qualche “difetto” verrebbe comunque stroncato.
Il risultato finale sarebbe quello di far perdere credibilità al recensore.
Posso capire la tentazione di avere la possibilità di ottenere copie gratuite dei giochi di futura pubblicazione ma spero che voi non cediate.
Visto che è la prima volta che vi scrivo ne approfitto per farvi i complimenti e per ringraziarvi per il lavoro che fate.
Marcello
Ciao Marcello! Intanto ti ringrazio per i complimenti.
Mi dispiace non poter appoggiare la tua visione ottimistica riguardo le recensioni. Purtroppo, soprattutto in questo momento in cui il mercato è in forte espansione, una stampa positiva muove molto più di qualche copia nel breve periodo. Una stampa positiva può fare la differenza per il successo di un prodotto in ogni ambito e i giochi da tavolo non fanno eccezione.
Non intendevo sminuire il valore delle recensioni.
Il mio commento si basa sulla mia percezione, probabilmente sbagliata, che il mercato dei giochi da tavolo moderni sia ancora un mercato di nicchia nonostante la sua espansione.
I nuovi giochi, almeno nella mia città, si trovano solo in pochi negozi specializzati.
Inoltre (probabilmente sempre sbagliando) considero i giocatori come persone che non comprano a scatola chiusa ma che si informano bene e magari hanno la possibilità di provare il gioco prima dell’acquisto.
Per curiosità, sapresti dirmi quante copie devono essere vendute perché sia conveniente per una casa editrice produrre un gioco?
Marcello
Secondo me Max è la migliore articolista del panorama ludico per stile e contenuti. Vedere retorica nei suoi pezzi e ignorare le “considerazioni” finali del novanta per cento degli articoli pubblicati ogni giorno mi ricorda la storia della pagliuzza e della trave. E comunque, dalle reazioni suscitate, mi pare che abbia colto nel segno ancora una volta. Complimenti!
Devo di nuovo fare i complimenti a Luna per questo pezzo, a metà tra narrazione e saggio. Sono felice (e speranzoso) per la continuazione di questo racconto.
L’onestà nella critica è sicuramente da elogiare, ma senza scagliarsi contro chi fa scelte diverse. E’ bello che ci sia pluralità di stili e di interessi. Sicuramente qui si respira molta più ironia, passione e spontaneità. Altrove si può trovare costanza, impegno e completezza. (…e non è che una cosa escluda l’altra…)
Chi vorrà sceglierà il luogo più adatto. Io per ora prendo tutto, anche se devo ammettere che qui tra i gioconauti ci si sente davvero a casa!
PS: vi prego, mettete questa “perla” nella redazione (sezione “chi siamo”)! Direi che oramai se l’è più che meritato! Che non debba gridare al gombloddo!
Se solo si degnasse di scrivere 4 righe di presentazione, ci starebbe da un pezzo! Benedetta Luna…tica…
(Shhh! Non dargli queste brutte idee, che poi mi tocca disegnarmi!)
Ad ogni modo il mare è bello perchè è vario; ho apprezzato sin dagli albori il fatto che in questa nave di pirati, noi siamo capitati (ecco che mi parte l’embolo e canto One Piece), dicevo che ho apprezzato sin dall’inizio la rotta di Gioconauta. Per quanto io venderei anche la vicina di casa per un panino al tonno. Ma quando c’è di mezzo l’esprimere opinioni preferisco restare senza vincoli, perchè mi sono resa conto che è veramente difficile essere, non dico oggettivi perchè è impossibile, completamente onesti. Con se stessi per primi. A volte basta un niente. Un autore emergente che ti vuole regalare una copia del suo primo gioco per sapere cosa ne pensi, e tu guardi i suoi occhioni sognanti e ti senti una mer[inga] alla sola idea di doverlo deludere. Oppure l’autore borioso al quale giusto per principio spaleresti fango sul suo gioco. O l’amica che lavora alla tal casa editrice e se stronchi il gioco che ti ha presentato teme la caccino a pedate. O centomila altri “o”. Posso solo immaginare in che condizioni mi troverei se sapessi che qualcuno mi ha dato dei soldi per scrivere del suo gioco.. non ho idea se sarei in grado di mantenere l’alto livello di Lunaticità, dicendo dado al dado e cubo al cubo. Non che le mie opinioni influenzino chissà che, spesso manco si capisce cosa voglio dire, ma non mi divertirei più a scrivere :) Spero appunto che in cotanto delirar non sia passato il messaggio che soldi = brutti cattivi e puzzoni, quanto piuttosto la mia camminata un po’ tronfia da cucciolotto nato ieri che già pensa di essere un lupo fatto e finito XD
Tranquilla, le parole sono state usate a dovere e chi legge delle accuse credo pecchi di pregiudizio.
Mi raccomando però: sia mai che il livello di Lunaticità scenda… Anzi! Soffiamo su questo fuoco per far che si espanda e illumini anche quelle zone d’ombra in cui il gioco è visto come semplice mercanzia.
Ovviamente con cautela, non vorremmo ritrovarci tutti a Lunalandia, dove si lotta per un tozzo di pane al tonno e si brinda a coppe di chinotto!
(Ma la frase “dado al dado e cubo al cubo” è sotto copyright o posso tatuarmela?!?!)
ti giuro che quando m’è uscita mi son detta “Questa finisce nel prossimo pezzo” XD ma nel frattempo puoi farne ciò che vuoi!