10 ragioni per imparare l’inglese se ami i giochi da tavolo
di Max “Luna”
English, WHAT the Fu*k?!
Da ere un ostacolo incalcolabile: esami a scuola, impostazioni di software incomprensibili, serie tv che o aspetti tradotte o ti tocca vederle con gli occhi rivolti ai sottotitoli per scansare gli spoiler, avvenenti Jennifer con cui non cucchi perchè il tuo inglese si ferma a My name is Gianni. Se queste e altre mille avversità non sono riuscite a schiodarti dal tuo stoico “Io sono italiano quindi parlo italiano”, ti diamo noi una buona ragione per convertirti, anzi 10: i giochi da tavolo.
1. Soldi
I giochi tradotti costano spesso di più. E’ brutto a dirlo, ma per il servizio di localizzazione c’è della gente orribile che pretende cose assurde, tipo essere pagata. Questo significa che dovrai scegliere se acquistare il titolo che brami o mandare tuo figlio al college. Potresti avere il doppio dei giochi, pensaci.
2. Scarsità
I giochi belli probabilmente non li tradurranno mai. Accettalo. Non a caso la domanda più frequente rivolta ai nauti, dopo “Dov’è Alkyla?” è “Ma verrà tradotto in italiano?”
La roba veramente figa, che all’estero si godono come lontre, tu non la vedrai mai sugli italici scaffali, anche perchè per oscure ragioni l’87% dei giochi che vengono localizzati in Italia ha un regolamento di tipo 7 facciate e un mazzo di 12 carte. Roba che con un inglese base e l’ausilio di Wordreference potresti tradurre per conto tuo in 40 minuti e che non avrebbe nemmeno ragione di essere localizzata. Il resto del mondo intanto contempla la bellezza di Kickstarter e ti lascia le briciole.
3. Errori
Ci sono giochi che nascono storpi di proprio e sono insalvabili, ma ce ne sono alcuni meravigliosi nella lingua in cui sono stati scritti, e che storpi lo diventano dopo essere passati per le sapienti mani di case editrici che fanno tradurre i manuali a Jar Jar Binks.
Se va bene non riesci a iniziare nemmeno una partita per incongruenze o falle, se va male ti accorgi dopo un quarto di campagna che tu e il tuo party avete giocato un altro gioco. Sebbene a volte migliore dell’originale.
4. Domande
Quando hai dubbi sull’interpretazione di una regola viene in aiuto il salvifico internet con forum, FAQ e correzioni online. Peccato che siano praticamente tutte in inglese, soprattutto se si tratta di un gioco uscito da poco e che in italiano hanno acquistato quattro gatti. Gatti che al momento hanno, e si tengono, i tuoi stessi dilemmi.
L’alternativa è chiamare al cellulare l’autore, ma questa è un’altra storia…
5. Tempo
Pensa a quell’attesa snervante di settimane, mesi, anni in cui tutti (compreso il team di briscola del bar sotto casa) parlano di quanto sia ganzo l’ultimo Kickstarter uscito, di quanto sia salito in classifica e quanto spettacolare sia il gameplay. Tutto il tempo perso fingendo disinteresse, per non far intendere che la tua copia in italiano arriverà in tempo per la pensione, se mai ne avrai una, non tornerà indietro.
6. Esilio
Nei giochi di strategia, che ti obbligano a giocare in inglese, non sarai più obbligato a mostrare le carte per farti spiegare gli effetti, finendo rigorosamente all’ultimo posto. E il gruppo di gioco che fino a oggi ti chiamava una volta su cinque potrebbe rivelarsi meno snob se impari l’inglese, perchè non sarebbe più costretto a intavolare i tre titoli che conosci.
O meglio ancora, se fossi l’unico a sapere questa nuova misteriosa lingua, diventeresti all’improvviso un eroe, colui che può aprire porte su mondi inesplorati e fantastici! Gianni, il conoscitore di regolamenti arcani. Suona figo, no?
7. Essen
La Mecca. Il paradiso promesso. La cazzo di fiera più figa del globo. Giochi a perdita d’occhio, Simba, tutto ciò che vedi illuminato dal sole è una ludoteca. E i posti all’ombra invece? Sono per gli italiani e i sammarinesi che non spiccicano una parola d’inglese. Che non possono farsi spiegare i giochi senza l’ausilio di un amico che faccia traduzioni istantanee e pressapochiste. Che non possono provare giochi alle fiere assieme alle Jennifer. Che a Essen non ci vanno perchè sono allergici ai crauti, dicono, ma la verità è che sono iene in un disneyano mondo di leoni.
8. BGG
Lo so che non ci fai troppo caso, ma la verità è che sei succube di canali e siti di giochi da tavolo italiani. Tipo quei quattro sbruffoni di Gioconauta e le solite recensioni buoniste dei blogger pagati dalle aziende, che parlano sempre degli stessi titoli. C’è un intero mondo là fuori fatto di tutorial, gamplay, anteprime e dibattiti, con centinaia di recensioni, dirette dalle fiere e l’intera comunità di BoardGameGeek che potresti tenere nel palmo della mano. Ovviamente non c’è nulla di male nell’accontentarsi di “chi lo piazza ce l’ha duro”, “il re del kallax”, “il geko giokoso” o qualsiasi altro blog nostrano.
[nota: se dovessi aver inavvertitamente inventato nomi di blog esistenti, chiedo venia.Jones, mi dici perchè l’internet si sta muovendo? Siti di giochi… proprio siti di giochi dovevo trovarci. Aprili prima tu.]
9. Scuse
L’impero romano è caduto e la tiritera che l’italiano è la lingua madre, il Sommo Poeta è nostro e abbiamo inventato noi la pizza, tieniamola per i comizi. Non gliene frega niente a nessuno di quanto sia poetica e meravigliosa la nostra lingua (sebbene lo sia), perchè l’Italia svetta in cima alle nazioni europee affette da analfabetismo funzionale. Non dico di smettere di amarla, ma la lingua vestigiale puoi farla scendere dal piedistallo accostandola a una sua sorellina speciale molto pratica nel quotidiano. E per chiedere a Jennifer di uscire.
10. Mansions of madness
In italiano è diventato Case della follia. Erano ville, magioni, palazzi, fottute regge della follia. E sono diventate case popolari. Immagina cosa ti stai perdendo.
So che non tutti hanno avuto la fortuna di studiare inglese a scuola ma non fartene un cruccio, perchè buona parte di quelli che l’hanno avuto come materia obbligatoria lo parlano comunque come allibratori lituani. Nella maggior parte dei giochi molti termini si ripetono, esistono parole frequenti che con un po’ di applicazione puoi imparare a riconoscere, molte delle quali già usi nel parlato o conosci grazie a videogame e fumetti (almeno una decina erano in questo articolo).
L’importante è non chiudersi a riccio dando per scontato che non puoi riuscirci, perchè l’abilità umana di adattarsi è sorprendente! Incredibili possibilità si apriranno davanti a te, Gianni. Magari anche Jenny.
Ricordo quando non solo le localizzazioni in italiano erano fantascienza, ma lo erano anche quelle in inglese e si giocava ai videogiochi in giapponese, perché quello era l’unico modo per godersi la maggior parte dei titoli, salvo quelli che uscivano in inglese, magari un anno dopo e pure belli censurati.
Insomma, se si giocavano gli RPG con gli ideogrammi, allora si può fare anche in inglese.
Dai, su, c’è la di può fare!
Verissimo! :D