Paper Tales | recensione
La pesca è casuale, il draft è una scelta per modo di dire, e gli effetti delle carte sono estremamente variegati. Si aggiunga che a volte il costo di carte dagli effetti molto simili varia da 1 a 3 senza motivo apparente. In un gioco dove le monete scarseggiano è un divario notevole; si fatica a prevedere se il giocatore che ci segue nel draft avrà o meno abbastanza denaro per pagare carte succose che magari siamo costretti a passargli, proprio in virtù di costi non sempre congrui.
Data la velocità della partita, l’imprevedibilità delle carte e i regni avversari che cambiano di turno in turno, Paper tales è un gioco assolutamente tattico. L’unica parte “a lungo termine” su cui si può fare un minimo di affidamento sono gli edifici che andremo a costruirci. Un occhio di riguardo va dato alle guerre, che nell’economia del punteggio finale hanno un largo spazio e non possono essere ignorate a lungo.
Molta in linea teorica, essendoci un draft di mezzo e dovendo controllare gli avversari all’immediata destra e sinistra per via dei combattimenti. Ma onestamente ci sono talmente tanti fattori da considerare, di cui molti casuali, e tanta è la rapidità del gioco, che se non altro non si avverte con pesantezza l’azione degli avversari. Essi sono presenti, interagiscono ma non in modo devastante tale da rovinarci tutti i piani, quindi è possibilissimo ignorarli. Personalmente lo considero per certi versi alla stregua di un solitario, in cui conviene forse concentrarsi su quello che è più gestibile da noi: il nostro piccolo “orticello”.
Certo, se volete essere competitivi un’occhiata a destra e a manca è necessaria. Perchè se quello che gira coperto è imprevedibile, possiamo invece vedere benissimo le creature già in gioco e sapere quanti turni ancora potranno restare in campo a combatterci o produrre materie prime per gli altri giocatori. Diciamo che per il livello di attenzione da scoiattolo di cui sono fornita tutto ciò passa molto in sordina. Tuttavia vedo la differenza tra chi, al contrario di me, si concentra abbastanza da tenere d’occhio cosa succede di fronte agli avversari.
E’ inoltre importante, se si è davvero competitivi, conoscere bene tutte le carte in circolazione per poter fare qualche conto in anticipo. Ma nel mio gruppo di gioco siamo animi semplici, più contadini che condottieri. A parte uno che ho sentito soffrire abbastanza dell’interazione scarsamente controllabile, gli altri si sono limitati a darsele di santa ragione in modo piuttosto allegro.
Paper Tales è composto da molti personaggi che si prestano a combinazioni diverse, inoltre le carte edificio presenti sono 5: possono essere costruite solo una per turno e sono bifronti, quindi nell’arco di una partita è impossibile costruirle tutte e per intero. Questo significa che ogni partita potenzialmente si può impostare con una strategia diversa, ma come detto la strategia a lungo termine non è il punto forte di Paper Tales, e potremmo ritrovarci alla fine a seguire sempre gli stessi percorsi mentali. E’ un gioco che impegna quanto basta per un tempo contenuto. Ma non credo si presti molto a divenire il gioco di punta con cui si fanno 200 partite in fila sempre sull’onda di un rinnovato entusiasmo.
Tuttavia è un bellissimo gioco a parer mio, di quelli da rispolverare di tanto in tanto come finale di serata, se avanza una mezzora, o in attesa del cinese. Perchè anche se sulla lunga distanza tende a perdere mordente, come toccata fuga saltuaria fa sempre bella figura, soprattutto se presentato a giocatori diversi.
Avendo di mezzo la parte delle guerre, a parere di chi scrive, la morte sua è giocarci in 3, in modo che l’interazione nei combattimenti sia sempre un tutti contro tutti. Come esperienza in generale quelli che conosco ad averlo provato lo danno bene per 3-4 giocatori comunque. Per il tipo di interazione che presenta in 2 suona un po’ sacrificato, mentre in 5 comincia a diventare proprio impossibile vedere cosa fanno gli altri nei loro piccoli regni, oltre ad avere il draft limitatissimo.
| Considerazioni
Un aspetto che è piaciuto moltissimo a tutti, me compresa, di Paper Tales è l’invecchiamento dei personaggi. Per quanto il gioco sia piuttosto elementare e non presenti altri aspetti originali, oltre al look cartaceo delle illustrazioni, l’invecchiamento di per sè basta a dargli quella puntina di sapore in più.
Gestire l’invecchiamento e quindi la dipartita delle carte è a volte fondamentale. Riuscendo a combinare bene le abilità dei personaggi è possibile far perdurare a lungo un combattente grossissimo magari, o utilizzare al massimo il potere di altre carte che ci riforniscono di risorse in base ai token luna effervescente posizionati su essi nel momento della morte.
Al contrario fare male i conti (cosa che ho fatto con sommo disappunto più di una volta) può farci sprecare interi turni. La meccanica del gioco è punitiva a parer mio: in quei miseri 4 turni una mossa sbagliata può risultare in parecchi punti vittoria che svaniscono come lacrime nella pioggia a fine partita. Questo lo considero tuttavia un pregio del gioco, sebbene in altri lo trovi detestabile, grazie alla durata temporale delle partite. Trovo molto frustrante sbagliare mossa in giochi punitivi quando so che mi attendono altri 60 minuti di agonia prima della fine quando so di essere già spacciata. Ma in un gioco leggero come questo posso comunque trovare conforto nel cercare di limitare i danni nei 10 minuti che seguono.
In generale è un gioco estremamente grazioso, che sono felice di avere sullo scaffale. Mi piacque a prima vista! Dalla prima volta penso che nonostante la piccolezza apparente rappresenti sia una sfida interessante che un giochino semplice per chi non vuole dispendere troppi neuroni.
Come già detto, il rammarico è che i costi di personaggi dagli effetti simili sembrino a volte un po’ campati per aria. Insomma, mi sarebbe piaciuto un minimo in più di pragmatismo teutonico.
Inoltre il fatto che le varie fasi si possano fare tranquillamente in contemporanea fa sì che il gioco, già di per sè veloce e privo di tempi morti, tenda a calpestare gli elementi bradipi del branco (lasciandoli indietro per la gioia dei predatori). Giocando con degli scalmanati iperattivi spesso mi ritrovo a star finendo i conti di una fase, persa in chissà quale elucubrazione, mentre gli altri, che a me badano poco, stanno già per iniziare già il draft successivo. Tanto per ribadire che l’interazione c’è ma può essere bellamente ignorata.
Ma tutto sommato non mi lamento, perchè è davvero uno dei titoli che hanno accontentato un po’ tutti qui, dal giocatore casuale a quello più german e competitivo al quale, nonostante sia rimasto un po’ l’agre sapore del non avere tutto sotto controllo, ha restituito comunque una mezzora di divertimento. Se non fosse per quelle lune bubboniche, davvero, sarebbe una delle mie favole della buona notte preferite.