Harry Potter: Hogwarts Battle | Recensione
| Impressioni
La grafica del gioco è presa direttamente dai film, tranne per le carte Incantesimo che sono state disegnate seguendo un pattern di disegno piuttosto scarno. A livello grafico il lavoro è abbastanza debole e verte, con abbastanza successo va detto, sull’impatto di ritrovarsi gli amati (o odiati) personaggi della saga in mano. I componenti sono di qualità media, le carte consiglio di imbustarle perché dati i numerosi mescolamenti si rovinano facilmente, niente di particolare per i token tranne per quelli di Controllo dei Nemici che fanno la loro figura. La scatola è ben studiata per farci stare tutto anche successivo imbustamento e la sua forma esterna richiama un baule, visto che in ogni partita si ritorna ad Hogwarts.
Come è palese l’ambientazione trasuda in ogni angolo del gioco, devo dire che tutto sommato si sente anche nel gameplay. I singoli personaggi avranno delle abilità e delle carte iniziali che li caratterizzeranno (Hermione ha Grattastinchi ed è particolarmente indicata a imparare incantesimi, Ron è particolarmente indicato per stare con altri alleati, etc.). La progressione di creazione del mazzo, che significa imparare nuovi incantesimi, scoprire nuovi oggetti e ritrovarsi nuovi alleati al proprio fianco ricrea lo spirito della saga. Ovviamente ci sono delle necessità di bilanciamento che comportano alcune scelte ma devo dire che non sono così preponderanti. Ad esempio vedrete dalla prima carta Draco Malfoy come appare nell’ultimo film e non in versione più giovane. Poi nulla vi vieta di eseguire certe scelte di creazione del mazzo seguendo le caratteristiche del personaggio che state utilizzando, ad esempio io non ho mai preso una Firebolt a Hermione.
Semplice e lineare, interessante che si trovi la base sul regolamento e poi ogni singola aggiunta nei piccoli regolamenti presenti nelle varie scatole. Forse è un po’ scomodo ricordarsi certi punti e pescare il foglietto dove venivano introdotti ma niente di particolarmente fastidioso. Va detto però che manca di alcuni punti aggiunti in seguito che sono stati raccolti in delle FAQ presenti online. Leggendole devo dire che mi sono ritrovato in tutto, quindi per la gran parte sono precisazioni ma alcuni elementi o piccole varianti possono essere prese in considerazione. In particolare la possibilità di scartare e pescare sei nuove carte Hogwarts dal tabellone può in certe situazioni risolvere il problema, mai successo nelle partite che ho fatto e non so se impossibile di suo, che si è impossibilitati a comprare carte perché nessuna combinazione di quelle possedute fornirebbe abbastanza segnalini Influenza.
Il gioco è un classico deck building cooperativo, direi quasi la base di questo genere di giochi. Altri titoli come Legendary Encounters o Aeon’s End sono molto più sviluppati da questo punto di vista, con meccaniche più ricercate, qui si è voluta mantenere una certa semplicità di fondo, credo per avere un bacino di utenza il più ampio possibile. Non è escluso infatti che il primo acquirente del gioco non è il giocatore standard di giochi da tavolo ma piuttosto l’appassionato di Harry Potter. Se le due cose coincidono tanto meglio.
L’impatto della fortuna è elevato, in particolare nell’uscita delle carte evento Arti Oscure e nell’ordine di apparizione dei vari Nemici, senza contare che in ogni turno si pescano carte. Anche l’uscita delle carte Hogwarts è importante perché si potrebbe avere necessità di certe che potenzialmente non saranno mai disponibili. Come spesso accade in questi giochi la fortuna può far virare, in particolare in negativo, certe partite ma alla lunga l’abilità dei giocatori emerge e può far regolare una partita verso l’esito voluto.
Una nota sulla durata, il valore che ho scritto è leggermente superiore da quanto dichiarato sulla scatola ma non mi è mai successo che una partita duri solo trenta minuti e più spesso ho sforato l’ora. Diciamo che tra setup e gioco un’ora abbondante vi andrà via sicura.
Essendo un cooperativo è necessario discutere tra i giocatori come affrontare i Nemici e su quali carte puntare di volta in volta, quindi in che modo specializzarsi. Le carte poi permetteranno anche di interagire per gli altri quindi sicuramente il fattore di interazione è importante, per quanto consiglio sempre di giocare a carte coperte, in modo da evitare che gli altri influenzino troppo le azioni nel vostro turno.
Ovviamente la domanda che sorge spontanea è: una volta finiti tutti e sette gli scenari ho voglia di rigiocarci? La risposta che do è sì, anche se con qualche riserva. Il gioco non nasce come un vero legacy quindi non subisce l’impatto del visto e bruciato però in questo caso la progressione delle varie partite farà si che una volta completato vi verrà voglia di riprovare l’ultimo scenario o il sesto ma difficilmente quelli precedenti. Va detto che l’uscita delle carte Nemico è sempre casuale e fornisce una certa variabilità alla partita anche se ho notato una certa modalità di impostare le partite e anche questo aspetto potrebbe impattare sulla longevità.
Di contro però va detto che sarete invogliati a provare i diversi personaggi, con combinazioni di carte diverse da acquisire, oltre che modalità più difficili con già qualche segnalino sui luoghi presente di setup. Diciamo che come longevità direi media, un po’ più alta di giochi cooperativi a modalità fissa, come Pandemia, un po’ più bassa di altri a scenari con molti elementi variabili, come Robinson Crusoe. Vi anticipo che è presente un’espansione del gioco, che verrà trattata in un articolo a parte nelle prossime settimane, che fornisce nuova linfa al gioco e che è studiata per essere aggiunta terminati tutti i sette scenari del gioco base.
Il gioco scala bene in qualsiasi modalità, la maggior parte delle partite l’ho fatta in due giocatori ma anche in di più rende bene. L’unico aspetto è il fattore, tipico di questi giochi, che la coordinazione del gruppo è importante, quindi in quattro giocatori può risultare più difficile. Qualche tempo morto lo si sente in quattro giocatori, anche se progressivamente cala e si può allentare discutendo assieme le mosse da eseguire.
| Conclusioni
Harry Potter: Hogwarts Battle è un gioco semplice ma non così banale come temevo all’inizio, ha fatto scattare la voglia di giocare a tutti i seguaci della saga che conosco, siano essi giocatori o meno e questo può essere un buon viatico verso il mondo dei giochi da tavolo. Ignorate la saga o proprio non vi piace? Lasciate perdere e passate oltre, invece se l’amate o almeno ne siete attratti non posso che consigliarvi questo titolo.
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Semplicità delle meccaniche che rendono il gioco adatto a tutti | Alla lunga può risultare un po’ schematico il modo di affrontare le partite |
Scenari progressivi che permettono di acquisire il gioco un po’ alla volta | Materiali e grafica non eccelsi |
Divertimento nel rivivere le vicende dei film di Harry Potter in modo non banale | Costo un po’ alto per quanto presente |
Buona scalabilità | Il gioco si basa sui film e non direttamente sui libri |
Dipendenza dalla lingua non bassa e attualmente non presente in italiano |