ANTEPRIMA – Lancillotto
di Daniele “ditadinchiostro” Ursini
“Siete i Cavalieri alla Corte di Re Artù e dovrete dimostrare il vostro coraggio affrontando eroiche imprese… Viaggerete alla ricerca del Graal, in terre lontane, corteggiando dame e affrontando nemici. Solo così riuscirete ad apprendere le Virtù Cavalleresche.
Al vostro fianco il fidato Merlino vi proteggerà, mentre la Dama del Lago potrebbe ricompensarvi con la leggendaria spada Excalibur! Ma attenzione a Morgana! Il vostro obiettivo? Essere nominato Primo Cavaliere – Lancillotto – colui che farà palpitare il cuore della Regina Ginevra!
Lancillotto è il nuovo gioco di Mario Papini, l’autore di culto di Siena e De Vulgari Eloquentia. Un’emozionante e competitiva sfida strategica, senza elementi di casualità.”
Essere invitato all’anteprima di un nuovo gioco è sempre un momento emozionante, ma se si tratta dell’ultimo lavoro di Mario Papini allora diventa qualcosa più di un’emozione, diventa un evento. Ho riportato nella presentazione del pezzo il testo sul retro della scatola perché, al di là della sinossi del gioco pensata da Ergo Ludo Editions per invogliare il pubblico, quelle ultime due righe hanno attirato la mia attenzione. “Mario Papini, autore di culto…”. Una definizione spiazzante nel mondo dei giochi da tavolo, poco usata perché quasi mai vera. Di autori di culto, personaggi che creano attesa intorno al loro nome a prescindere dai giochi che propongono, ce ne sono pochi al mondo, probabilmente nessuno in Italia. A parte Mario Papini. E non potrebbe essere altrimenti considerando lo spessore del personaggio Papini e le caratteristiche uniche dei suoi giochi. Chi ha seguito in passato i miei articoli sa che ho da tempo indossato l’armatura contro un nemico invisibile chiamato “mentalità ristretta”; ho spesso usato la mia penna come lancia per creare una breccia nelle difese nemiche, e da quella breccia irrompere urlando “il gioco da tavolo è arte!”. Un autore è un artista, come lo è un regista, uno scrittore o un pittore. Mario Papini è la figura che in maniera più chiara identifica questo concetto: un autore istintivo, complesso, mai uguale a qualcos’altro, che non scende a compromessi e non si cura delle voglie del mercato. Mario è il Kubrik dei giochi da tavolo: un personaggio oltre le righe, un autore geniale e un uomo che, nonostante i pochi titoli pubblicati, ha già lasciato un segno indelebile nel proprio ambito artistico.
Quando entriamo nel negozio che ci ospita, Lancillotto è già apparecchiato ad aspettarci e Mario è sorridente, con uno sguardo da genitore fiero. Si tratta ancora di un prototipo ritagliato a mano, ma la grafica è quella definitiva e lascia a bocca aperta sin dal primo sguardo. Pochi preamboli: Camelot ha bisogno di nominare il nuovo Lancillotto e noi siamo pronti a dimostrare il nostro valore. E’ lo stesso Papini che ci accompagna alla Tavola Rotonda, spiegandoci le regole come qualsiasi autore che ami molto il suo progetto: male, in maniera confusa e poetica, raccontandoci più la storia che le regole e impiegando il doppio del tempo che sarebbe necessario. E’ una meraviglia. Entriamo nel gioco accompagnati dall’autore, ma in realtà entriamo nella sua testa e nei processi che hanno generato Lancillotto. E così ci narra di come le carte rappresentino le imprese lontane, gli incontri che abbiamo fatto e che portiamo con noi di ritorno a Camelot; ci parla dei cavalieri Parsifal e Galahad, i quali ci insegneranno le Virtù Cavalleresche avvertendoci però che solo col tempo riusciremo a farle veramente nostre. Quando ci parla della ricerca del Graal non riesce a trattenersi: “Questa, per me, è la meccanica più bella che ho mai messo in un gioco”. E poi si lascia andare a una spiegazione nel suo stile: “Nessuno sa cosa sia il Graal, né dove trovarlo, così questa track è infinita. Il primo di voi che invierà il suo cavaliere alla ricerca del Graal muoverà la sua pedina avanti di uno spazio per ogni turno in cui resterà in questa zona. Il problema è che il cavallo di questo cavaliere, com’è normale che sia, caga; quindi chiunque si trovi dietro di lui potrà seguirne le tracce facilmente e muovere di due spazi a turno anziché uno, senza però poterlo superare in questo modo. Alla fine della partita farà punti solo il cavaliere più avanzato e la quantità di punti dipenderà dalla distanza che lo separa dall’ultimo sulla track”. Quando qualcuno gli fa notare “Potevi dire che segue le tracce degli zoccoli, sarebbe stato più poetico”, Mario è lapidario: “Non mi interessa essere poetico, io ho la vita dentro”. Ha ragione. E questa vita traspare anche in Lancillotto. Emblematico è il ruolo che Papini cuce alle tre donne del Regno. Ginevra siede alla destra di Artù alla Tavola Rotonda e, con la sua bellezza, seduce i cavalieri; bisogna restare sempre lucidi e concentrati sul gioco per non lasciarsi tentare dall’unico punto vittoria che la Regina concede, scegliendo invece gli altri bonus, sempre più redditizi anche se maggiormente difficili da monetizzare. La Dama del Lago, inutile o determinante allo stesso tempo, richiede un’attenta pianificazione o un investimento al buio per far fruttare ciò che ti concede: Excalibur. Infine Morgana, la quale permette ai giocatori di attivare un secondo giro di Camelot nello stesso turno; un vantaggio imprescindibile che ogni giocatore può usare una sola volta a partita. Morgana è la più determinante e la più infida delle donne: sappiamo di dover cedere alla sua magia, ma è cruciale scegliere il momento migliore per farlo; sbagliare questa singola scelta può fare la differenza tra la vittoria e il disonore.
Il nucleo del gioco è basato sul timing delle azioni: molto più importante di ciò che si fa è il momento in cui si decide di farlo. Si muove il proprio cavaliere dalla Tavola Rotonda a Camelot seguendo un sentiero circolare su cui non si può mai tornare indietro. Sul sentiero si trovano le varie azioni possibili, ognuna delle quali richiede un diverso numero di turni per essere portata a termine; ci si può fermare ovunque, tenendo ben presente che molte zone si esauriscono con la visita dei primi cavalieri. Anche il momento in cui tornare alla Tavola Rotonda per concludere il turno in corso è un importante elemento strategico, in quanto determina il bonus che ognuno avrà nel turno successivo e l’ordine di gioco. E’ difficile dare l’esatta idea di ciò che ci si trova davanti giocando Lancillotto perché davvero non somiglia a nessun altro titolo; una meccanica o un’altra possono ricordare altri lavori, ma è nella valutazione complessiva che si delinea la differenza. La strettissima dipendenza delle proprie azioni da quelle degli altri giocatori unita alla necessità di pianificare a lunghissimo termine per ottimizzare le proprie mosse, rendono l’esperienza di gioco di questo titolo davvero unica. E uniche sono le illustrazioni che lo affrescano, come fossero dipinti dell’epoca. Una grafica ispirata che esalta il fascino dell’ambientazione. Quello che non convince appieno è la simbologia usata nel gioco che risulta troppo essenziale e in alcuni casi confusa. Si intuisce che sia stata una precisa scelta della casa editrice quella di lasciare le illustrazioni più pulite possibile, sacrificando la chiarezza sull’altare dell’estetica. Una scelta coraggiosa che però a mio parere non ha pagato fino in fondo. Lancillotto è il primo gioco di Papini che potrebbe essere approcciato da ogni tipologia di giocatori grazie a regole semplici e alle poche eccezioni presenti; una simbologia chiara e autoesplicativa avrebbe permesso anche a giocatori occasionali di godere fino in fondo di questo titolo. La grafica scarna richiede invece uno sforzo di concentrazione e memoria da giocatore esperto per ricordare tutte le funzioni delle magie di Merlino, oppure per non confondersi con le icone delle armi, o ancora per tenere le carte sul loro lato illustrato. Tante piccole asperità che non pregiudicano la giocabilità del titolo, ma che avrebbero potuto essere evitate accettando un compromesso più equilibrato tra leggibilità e fascino.
In Lancillotto Mario Papini riesce nell’ardua impresa di reinventare se stesso senza cambiare. Scarnifica l’impianto regolistico ripulendolo dai suoi classici cavilli senza risentirne in termini di ambientazione e profondità. Il risultato è un gioco strategico, interattivo e teso dalla prima all’ultima mossa. Nessun errore è permesso, nessuna disattenzione dall’inizio alla fine della partita se si vuole competere per il titolo di Lancillotto. Cattivo, avvincente, lineare: con questo titolo Mario firma il suo capolavoro. Non aspettatevi però il gioco perfetto. Lancillotto è spigoloso e controverso come il suo autore e non immagino partita che non termini con una discussione sulle meccaniche. Su come poteva esser interpretata meglio la ricerca del Graal o le sfide al Drago o sul peso dell’interazione diretta. La verità è che questo gioco è perfetto nella sua imperfezione; esatta rappresentazione di un autore che ha “la vita dentro”, Lancillotto funziona e fa discutere, innervosisce e fa venire voglia di rigiocarlo. Per me la sintesi di tutto è nell’immagine di copertina. Un Mario Papini senza tempo, con l’armatura di mille battaglie, è inginocchiato ai piedi della Dama del Lago; mi sembra di sentire ciò che ella gli sussurra mentre sta per consegnargli Excalibur. “Cavalier Mario, hai dimostrato ancora una volta di essere degno di questa Spada, abbine cura e usala sempre per il Bene”.
Complimenti per l’articolo. Domanda, scalabilità? Ho letto più anteprime sul gioco e, sicuramente trasportati dall’emozione, tutti hanno dimenticato di fornire questo dato…
Grazie in anticipo.
Grazie per i complimenti Adeson.
Il dato sulla scalabilità non è stato una dimenticanza, purtroppo trattandosi di un’anteprima ho avuto modo di fare solo una partita in 4 giocatori, quindi non avevo elementi per giudicare la scalabilità del gioco.
La mia sensazione è che la forte interazione tra i giocatori permetta al gioco di scalare bene, perché comunque si deve far la partita sugli avversari e ciò toglie importanza ad una mappa più o meno affollata. Anzi oserei dire che col diminuire dei giocatori questa forte componente di timing risulti più controllabile, facendo acquistare al titolo uno spessore tattico anche maggiore. Naturalmente prendi con le molle queste considerazioni perché, per il momento, sono prettamente teoriche.
Aspetterò con impazienza una vera recensione, ho un poco paura di ritrovarmi davanti ai problemi di scalabilità di Tokaido…
Alla prossima!
Oddio, il parallelismo con Tokaido mi fa rabbrividire. Dubito che si riscontreranno problemi simili; non farti ingannare dall’idea della strada in cui non si può tornare indietro, l’esperienza di gioco di Lancillotto è molto diversa da quella di altri giochi che usano una meccanica di questi tipo. Comunque l’uscita è prevista per Essen/Lucca, quindi immagino che a breve potrai leggere molti commenti sulle partite in 2 o 3 giocatori.