Kingdom Death: il Regno di un American (seconda parte)

di Max “Luna” Rambaldi 
[parte prima] [► Play versione audio] Kingdom Death

Avvolta dal clima di famiglia, la ciurma si concede una pausa. Fuori cade una pioggerellina fitta, ma dentro ti brucicchia un calore piacevole. Non impazzisci per i giochi guidati dal caso, ma se van giocati che sia almeno con lo spirito giusto, e qui l’hai trovato tutto. Non sta nel vino, perchè bevete bibite gassate tu e Maledice. Lo vedi guizzare tra i cartoni di pizza sulla tavola imbandita, lo ascolti nel piacevole chiasso di chi gioca per la compagnia, lo Spirito. Lo fai tuo.

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Inizia il viaggio di quest’anno. Perchè nel nostro Kingdom Death contiamo il tempo in anni Lanterna, e ogni anno un manipolo d’uomini viene mandato a caccia. Per il cibo, per le risorse, per la salvezza del Villaggio: il vero protagonista della storia. La storia che scriveremo con le nostre gesta, la cui forza vitale si conta nei suoi abitanti. Dieci.
Parte terza, un tracciato fatto di carte Evento, parzialmente casuali, narra il nostro cammino a caccia dell’unica cosa che conosciamo del mondo: i Leoni Bianchi. In questo percorso non v’è altro da fare che lasciarsi cullare dal caso, nella speranza di trovare il prima possibile la nostra preda. Una pioggia acida ci coglie, corrodendo e rendendo inutili le protezioni. Tranne per la Puzzona, ignuda, che si ritrova ferita prima ancora che inizi lo scontro. Però eccola! Scorgiamo la bestia.

Quarta e ultima parte. In effetti è la prima che si ripete, solo che stavolta siamo preparati allo scontro. Circa. Cominci con disprezzo lanciando (e così rinunciando) alla tua unica arma, la faccia-lama. Per ogni attacco si lanciano dadi Accuratezza, per vedere se il colpo va a segno. In caso di centro, si tira per la Forza, per vederne gli effetti tramite carte Contromossa. Perchè le bestie non stanno lì a prendersele senza reagire. Ma stavolta, stavolta Thorn colpisce con l’aiuto degli dei, se ne esistono, e la mandibola del Leone schizza via. La folla è in delirio. Un punto Coraggio.
Si susseguono attacchi e risposte, i compagni vengono atterrati e dovresti restare ad aiutarli. Ti è stato affidato il meglio a disposizione quanto a equipaggiamento, per massimizzare le combo tra i vari pezzi sulla tua plancetta… ma la mappa ti chiama. In questa zona di savana ci sono cespugli dove nascondersi, erbacce che potrebbero celare segreti, e un cadavere. Abbandoni la lotta per esplorare, perchè qualcosa di folle ti passa per la testa.

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Gennaro mani-di-burro continua la sua personale sagra dell’uno, fallendo colpo su colpo. Gridi un incitamento alla Puzzona atterrata, che si rialza più combattiva di prima e sventra il Leone Bianco. Un’altra delle sue bestiali carte Attacco finisce scartata… la sua vita si accorcia. Tra le sterpaglie lanci un critico, e ti ritrovi faccia a faccia con un teschio umano, che alla sola vista ti sconvolge. Era un essere come te. Tre punti Pazzia, e subito corri a mostrarlo a Gennaro. Vedi? Guardalo bene perchè questa è la fine che farai se continui a tirare di merda. Tre punti Pazzia anche a lui. Qualcuno crede nel cuore delle carte, qualcuno nella buona sorte, fatto sta che da quel momento in poi mani-di-burro non tira nulla più basso del nove in un d10.
Dopo tanto apparente andare a funghi il Gaio torna dai suoi compagni, ormai nessuno da più requie al Leone Bianco. Sprechiamo tutte le faccia-lame, perchè non abbiamo armi, e rinunciando ad esse guadagnamo preziosi critici. A mani nude, con il tiro della vita, riesci a strappare i tendini di una zampa posteriore. Sì, Thorn attacca sempre da dietro, perchè è un punto cieco e perchè fa tanto ridere. La squadra ormai è alla follia, immersa in un bagno splatter, presa a strappare con le sole unghie pezzi di Demone. Quello non molla, e riesce ad atterrare nuovamente la Puzzona, Maledice. Vediamo il suo cadavere trascinato come un giocattolo in giro per la mappa, quello che vediamo non ci piace, ma siamo al limite della lucidità e la vista del suo sangue ci carica. Thorn, meno gaio del solito, si dichiara ai resti di Schena giurando di costruire una lancia con le sue ossa, e chissà quali altre armi, se ne uscirà vivo. Siamo nati nell’oscurità, Noi siamo oscurità. Il Leone non ha scampo.

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Fuori è notte fonda, non c’è tempo per proseguire la campagna.
Si comincia a smantellare Kingdom Death. Butti un occhio all’enormità della scatola, con le sue miriadi di fustelline. Ci sono ali grandi quanto un pugno, creature striscianti, animali della savana e una quantità di accessori, vesti e armi con le quali creare miniature custom perfette. Nel caso un personaggio duri più di un paio di anni Lanterna. Magari ti ci affezioni quanto basta da volerlo agghindare. Poi muore, ma son dettagli. Carte lucide, con i bordi arrotondati, laccate in damascato. Vorresti mangiarle. Accarezzi il dorso dei mazzi pensando a quello che poteva essere il futuro del tuo Villaggio. Alle abilità che avreste potuto apprendere, ai racconti da tramandare. Gestione risorse, gestione di vite. Thorn sarebbe diventato un Maestro e avrebbe istruito le nuove leve nell’arte di attaccare i nemici alle spalle. Mani-di-burro, armato dei ferormoni rubati al Demone, avrebbe provveduto a ripopolare il villaggio. Contemplando la lanterna-faro Mik avrebbe accresciuto la sua conoscenza, divenendo forse la nostra guida spirituale. E Schena, Schena la Puzzona, ce la saremmo mangiata. Col cavolo che avremmo seppellito il suo corpo. Ogni suo pezzo avrebbe trovato un uso, e così facendo la nostra stirpe avrebbe preso una strada diversa, volta al cannibalismo e alla pazzia. Madness? This is Sparta.

Si torna a casa, ripensando ai futuri possibili. Maledice ti guarda con occhi diversi, ha visto l’altro lato dello specchio. Sei elvetica, basta esser preparati. E se ti dicono Oggi si gioca American, allora che sia la più grande delle avventure. Niente interminabili elucubrazioni sulle tattiche migliori. Agisci, non pensare. Vivi, non recitare.
Noi siamo i figli di Porto Luce, guidati da Thorn il Gaio. Coloro che cantano le gesta della Puzzona, squartata con onore, portatori del Teschio, che Danaerys levate. Noi siamo esseri d’inchiostro nelle mani di un gioco ben riuscito.

Gioconauti, qual è il vostro mestiere?
Augh! Augh! AUGH!

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