Kingdom Death: la Morte di un German (parte prima)

di Max “Luna” Rambaldi

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Sabato 4. Posto sbagliato.
Ci sono giorni in cui sai che tutto ciò che si paleserà di fronte a te avrà forma cubica e facciate dipinte a polka dots. Sai anche che il lato che vedrai più spesso conterrà un misero pallino. O un uno. Un uno romano magari. In ogni caso un epic fail. Ma quello che è importante per un’elvetica è l’organizzazione: basta essere preparati.

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Questo Maledice non lo sa, lui pregusta un finesettimana statunitense lanciandoti occhiate d’angoscia prevedendo una colonna sonora di lagna teutonica. Come se per un’amante dei giochi d’ingegno fosse una disciplina olimpionica il Ma che tiro di merda. Come se per una persona ligia ai regolamenti, burocratica per costituzione, fosse impossibile divertirsi in modo ignorante. Basta essere preparati. Che poi non si giudica un gioco dalla scatola o per il suo orientamento. Maybe.
Il posto è lontano, qualche landa dimenticata da Cthulhu, e la compagnia sconosciuta, ma per Maledice questo e altro. L’ospite è di una gentilezza squisita, la stanza insonorizzata da scaffali e scaffali di fumetti e boardgame, e tutto va bene. Non è il girone infernale degli Americani. Ci scaldiamo con qualche battuta, un mezzo giro di boa con un esplorativo piratesco, in attesa del pezzo forte: Kingdom Death.
La scatola arriva. E’ nera, no, antracite. Differenza sottile che distingue il lussuoso dall’elegante. Materia cartonata soffice al tatto, come seta. Un invito a non lasciarsi ingannare, direbbe la metà razionale, ma oggi sei in terra straniera e se il gioco si rivelasse insopportabile sarebbe meglio accadesse dopo essersi inebriati con i componenti. La lucidità non giocherebbe a tuo vantaggio. Bevi. Tocca le plance, immergiti nella mappa, una distesa di volti semicelati da un nero d’inchiostro. Ditadinchiostro, dove sei quando c’è tanta bellezza da condividere? Miniature a perdita d’occhio, ma quella è una cosa che eccita gli yankees, lascia stare. Come si gioca?
Inizia con una storia. Ottimo, a te piacciono le storie. Queste sono pure illustrate. E quando dico illustrate intendo che si alterna un artwork immane ad ogni pagina scritta, la quale recita solo poche righe. Al centro della pagina. Se questo è un regolamento, divorami. Sono tua.

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Attenzione: potrebbe contenere tracce di spoiler introduttivi e frutta in guscio.

Un uomo addormentato da chissà quanto, in un sonno senza sogni, si sveglia dall’eterno riposo scrostando inchiostro dagli occhi cisposi. Attorno a lui solo facce di pietra e una lanterna. Una bestia affamata si fa strada nelle tenebre squarciando ogni corpo che incontra, e l’uomo fugge. Nella disperazione spezza una faccia facendone una primitiva lama. Non è più solo nella fuga: assieme a lui altri risvegliati avvolti dal buio. Di fronte a loro, la Morte si palesa aprendo le fauci. Inizia il gioco. Sopravvivi.

Dark Soul non avrebbe potuto spiegarlo meglio.
Parte prima, spiega il possessore del gioco, in sostanza la regola è Sopravvivi. Il gioco si evolverà in seguito. Cominci tu nel ruolo di Mostro, esordisce, visto che sei quella più cattiva. Per un istante ti distrai domandandoti cosa di te dia l’impressione di sì malcelata crudeltà. Il ruolo del Mostro in realtà è una minuzia: l’AI è totalmente gestita da un mazzo di carte Attacco specifiche della Bestia, un Leone Bianco in questo caso, e il giocatore designato interviene solo nel caso in cui vi sia parità tra i requisiti per divenire bersagli. Siamo tutti nudi e spauriti attorno al Leone, e tu scegli come target te stessa. Perchè se devi fare l’americana, allora che sia incoscente. Un punto Pazzia.
L’atmosfera è cupa, un cuore di tenebra, ma giochi il tuo Thorn talmente senza remore che a breve diventa una cagnara di risate. Sciocca te che hai scelto come miniatura quella dell’androgino dal capello lungo cominciando ad attaccare il Leone da dietro. Le battute si sprecano. Maledice è gasato al massimo. Gennaro mano-di-burro vincerebbe la lotteria se per farlo si dovesse imbroccare una sequela di tiri tragici, e Mik ha gli occhi che brillano. Non so quante partite abbia alle spalle, ma ancora la scatola lo ammalia. A rotta di culo il gruppo ha la meglio sul Demone Leone. Che non era un leone vero, aveva arti e bramosia umani, ma nessuno dei nostri PG ha un master in Scienze Forestali per notare la differenza. Ci carichiamo in spalla le pelli e le budella ricavate dall’esserci difesi e iniziamo a marciare.

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Il Villaggio, se così si può chiamare. Un ammasso informe e grottesco sormontato da quello che sembra un faro. Nonostante le carcasse, profuma di casa.
Parte seconda, spiega il tutor, si scartano i dadi e un brivido inaspettato ti corre lungo la schiena. Diamo un nome al nostro ritrovo, Porto Luce, e riceviamo un mazzetto di sudate risorse: pellame, organi vari, tutto ciò che siamo riusciti a strappare all’aggressore. Il più savio tra noi sfortunati esseri pronuncia la prima parola e il villaggio apprende il Linguaggio. Tornando vivi dal combattimento inoltre ci siamo guadagnati la possibilità di apprendere abilità da tramandare ai posteri. Certo, non siamo riusciti a raccimolare nemmeno un femore per farne un bastone da passeggio, ma decidiamo di dedicarci alla lavorazione delle pelli per fabbricare capi per proteggere le nostre fragili membra. Bastano a malapena per tre di noi, ma Schena, la donzella di Maledice, viene fornita di pitture maleodoranti e vischiose per confondere i nemici.
Porto Luce inizia a prendere forma, e nonostante la pessima idea di far lanciare il dado per la riproduzione a te, Thorn il Gaio, il piccolo centro può vantarsi di avere una popolazione di ben dieci esemplari. Sei talmente in estasi per questa lunga parentesi di gestione delle risorse, che infine lasci che il branco faccia di testa propria, decidendo di affidare quasi tutte le protezioni realizzate a una sola persona che faccia da tank nella prossima caccia. Fate pure, pensi tra te e te, tanto al primo lancio di dadi schiatta il tank e siamo tutti mangime per gatti. All’unanimità la scelta ricade su Thorn. Ottimo.

[parte seconda]

5 pensieri riguardo “Kingdom Death: la Morte di un German (parte prima)

  • 9 Febbraio 2017 in 22:58
    Permalink

    Grande Luna!!
    Ti sei dimostrata un German con Passione :)
    Bellissimo il resoconto audio. Sei da ingaggiare per raccontare un intera campagna… chissà che fine avrebbe fatto il nostro villaggio di sociopatici ;)

    Un salutone anche alla tua compagna con la barba XD

    Alla prossima, nostro leader della follia.

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