I racconti del Libro della Giungla – recensione: a cosa diamine ho giocato?!

di Max “Luna” Rambaldi

Quando ho preso in mano la tastiera, metaforicamente parlando, specie se si considera che la mia è anteguerra e pesa come uno shuttle, mi apprestavo a scrivere una recensione one-shot de i Racconti del Libro della Giungla. Le recensioni one-shot sono per mia definizione il risultato di una partita sola, e quindi l’opinione personale che mi faccio di un gioco da tavola al primo appuntamento. E’ quello, quel primo date che di solito segna il proseguire di una relazione amorosa o un rapido tracollo a Scusa, mi sento ancora col mio Dixit.

E’ quel primo incontro a determinare la nascita di amori folli o ignobili racconti davanti al the con le amiche, spettegolando su quanto quel gioco provato fosse all’antica, quanto le sue meccaniche finissero ovunque tranne dove volevi e soprattutto se durava troppo poco o aveva dadi troppo piccoli. Nei giochi da tavolo si sa, si arriva al terzo turno più in fretta che con i bipedi. Ad ogni modo la mia recensione iniziava più o meno così:

Max “Luna” Rambaldi I racconti del Libro della Giungla
Io odio Mowgli, quello rappresentato nel film d’animazione della Disney. Non so se nel racconto originale fosse meno fastidioso, tuttavia una parte di me sperava vivamente che nel gioco da tavolo fosse possibile farlo sbranare da Shere-khan. Prima delusione.

2016 / AUTORE Marco Valtriani ARTISTA Guido Favaro
NUMERO DI GIOCATORI 2 / 5
ETA’ 7+ DURATA 30+ minuti
TIPO DI GIOCO Family game di narrazione con carte, a tema Libro della Giungla

Ambientazione e setup. Al centro del tavolo si apre un tabellone che rappresenta i vari luoghi descritti ne Il Libro della Giungla, ponendo al centro i personaggi scelti per rappresentarci: una coloratissima selezione di lupacchiotti. Agli angoli stazionano 2 amici e 2 antagonisti, la pantera Bagheera, l’orso Baloo, la temibile Shere-khan e Jakala, che non ho idea di chi sia. Si prepara un mazzo contenente gli incipit dei racconti che andremo a narrare, dove solo alla fine comparirà l’odiato Mowgli, e ognuno otterrà alcune carte “oggetto”, rappresentate in toto anche in un tabellone nel quale si possono inserire e togliere i token-oggetto per segnalare se sono già stati utilizzati o meno.

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Fin qui sembrava la solita storia. E avevo anche già più in meno in mente di cosa avrei parlato: su quali punti soffermarmi, cosa esaltare e dove andare a rigirare il coltello. Era tutto splendidamente incasellato nella mia mente. Lo era fino a quando non si è insinuato il tarlo del dubbio, e quella apparentemente sciattona di Max ha deciso di indagare. Il dubbio non era tale, era un’oscena verità. Non avevo giocato davvero a I racconti del Libro della Giungla, ma ad una versione insipida che mi aveva fatto quasi inserire I Racconti nella mia gray-list. La black list contiene chi è degno d’odio. La grey list è più un luogo di ritrovo per giochi talmente scialbi da non valere nemmeno di essere citati.

Ne I Racconti quello che mi aveva subito profondamente colpita era stata la grafica. Graziosa ma non stucchevole, adatta all’infanzia ma interessante anche per un adulto. I colori raffinati, finalmente distanti dalle tinte fluo assassine tipiche della Red Glove. Eleganti e soprattutto a tema con l’ambientazione del gioco. I cartoncini dei lupi e degli altri animali della Giungla sempre in stile cartoon ma nobilitati da una colorazione materica, non più piatta. Una gioia per occhi che in genere pretendono l’eccellenza. Il tabellone poi, riportava tutte le varie location in modo chiaro e gradevole. In parole povere ero in uno stato di grazia. Spintonati via quel paio di bambini interessati a provare il gioco, mi ritrovai a testarlo assieme a Ren, una mamma-Chuwbakka e 2 mini Star-Wars bimbe. Ci venne spiegato il gioco e si cominciò. Posizionare i lupi, girare lo spinner per vedere se i co-protagonisti andavano spostati o meno, leggere l’incipit sulla carta e inventare una storia integrando 3 oggetti della lista concessa. Regalare punti ai giocatori eventualmente in possesso di quegli oggetti. Tirare un dado e guadagnare i punti della storia in caso di superamento del numero segnato sulla carta-avventura (tenendo in considerazione i bonus guadagnati citando oggetti in possesso degli avversari). Ricominciare.

i racconti del libro della giungla

Non so se sia ben chiaro, ma la cosa è andata avanti per un paio di giri, con Ren che già non si sentiva troppo bene a causa di quello sforzo di fantasia, mamma Orsa a lato che batteva il piede con impazienza, le mini Wars annoiate e io che già pensavo a quanto spreco di bellezza, nonostante una parte di me non vedesse l’ora del mio racconto successivo.
Abbandonata per volere comune la partita, con le bambine che sbuffavano e la madre che domandava quale fosse il senso del gioco, Max non convinta, voleva impossessarsi del regolamento, ma era svanito assieme alla persona che lo aveva spiegato. Com’era possibile che la presenza dei personaggi aggiunti, orsi, pantere, tigri e coccodrilli, fosse così marginale? Che senso aveva dover cercare di azzeccare gli oggetti altrui se così facendo si simulava ne’ più ne’ meno un lancio di dadi, oltre a fornire punti agli avversari?

Tra i tanti Che senso aveva, pure Donna Chuwbakka ne sollevò uno, asserendo che per quello che dava tanto valeva tenesse per le figlie il vecchio Raccontami una storia, che almeno poteva farle giocare pure in astronave durante le lunghe traversate dello spazio.
Dopodichè sparirono all’orizzonte, ingoiate dalla folla di Lucca Comics. Ma lei no, la delusione rimaneva seduta al tavolo con me ticchettando l’indice, perchè qualcosa non le tornava. Non era possibile che tutto si riducesse a una simile fuffa. Appropinquandomi a questo dì funesto di recensione dunque, mi ricordai di quel ticchettio, e priva di certezze cercai il regolamento. E venne fuori che avevamo giocato a un gioco che effettivamente si riduceva al nulla, ma non era I Racconti del Libro della Giungla, bensì il parto poco fantasioso di una spiegatrice che non ci aveva, evidentemente, mai giocato.
Mi tornano alla memoria innumerevoli volte in cui andando a indagare su giochi poco chiari saltava fuori che da 1 a (record dei record) 8 regole ci erano state spiegate in modo approssimativo se non totalmente sbagliato. Falle, crepe, mine vaganti, regole rapite e turni poco chiari disseminano il cammino del recensore, o del povero viandante in cerca di avventure ai tavoli dimostrativi. Dove alcuni hanno la fortuna di trovare il loro Virgilio, in grado di spiegare senza annoiare giochi che richiedono 40 minuti di indicazioni, con estrema chiarezza e senza incertezze, mentre altri hanno come guida un tom-tom aggiornato al 1817. In lingua polacca. Ed ecco che quello che poteva essere un grande amore si trasforma in un odio a prima vista, in un vuoto da colmare con cioccolatini davanti a un film strappalacrime.

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Non ti avevo capito, caro Libro della Giungla. Non sapevo che i personaggi extra si potessero usare nei racconti per guadagnare bonus, non sapevo che senso avesse mandare i nemici dagli avversari, pur avendolo domandato. Ignoravo il senso di tante cose, ma non me ne avere, non l’ho fatto apposta.
Ci sarà un giorno in cui ai tavoli saranno addette solo persone che conoscono le regole a menadito, che sanno e pretendono di conoscere ogni cavillo, e potranno condurci sani e salvi ai nostri primi appuntamenti. Non più dimostratori costretti a saltare tra più di 20 tavoli con 20 giochi distinti, dove anche la più buona volontà diventa succube della quantità esorbitante di dati da ricordare. Non più gente che ha scoperto il giorno prima che non esiste solo il monopoli. Avremo esperti amanti del gioco in grado di avvicinarci nel modo corretto alle scatole e ai loro preziosi contenuti, e allora, solo allora i giochi potranno davvero fare sfoggio delle loro capacità, e starà a noi, finalmente liberi, ascoltare il nostro cuore per sentire scoccare le scintille.

Per quel che vale lascio la finestra aperta, Libro della Giungla. Non si sa mai che si possa riprovare senza imbarazzi a uscire ancora e iniziare assieme una nuova storia.

Un pensiero su “I racconti del Libro della Giungla – recensione: a cosa diamine ho giocato?!

  • 29 Novembre 2016 in 06:55
    Permalink

    Brava Luna e come ti capisco … come ti capisco … SIGH … Vivo nell’angoscia che, in questo modo, mi sia sfuggito il mio grande amore. Ma un giorno ritroverò quel regolamento e sarà mio per sempre.

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