German o American? L’eterno conflitto
di Max ‘Luna’ Rambaldi German o American
Quello che segue è una mini-guida per apprendisti giocatori. Quelli che vengono colti da apprensione da esame ogni volta che gli viene posto il quesito di rito: ma tu, sei più German o American? Qu’est-ce que c’est? Se avete sempre avuto timore di domandare quale fosse la differenza impugnate lo scroll e via alla lettura!
Vino o birra? Sopra o sotto? German o American? I grandi bivi della vita. Ma cosa sono questi fantomatici German e American che sentite sempre nominare dai vostri amici nerd? Non stanno discutendo di calcio, scelte politiche e sicuramente non di passioni culinarie, visto che da ambo i lati il versante cucina è un disastro annunciato, bensì di tipologie di gioco.
Perchè German e American? Non saprei dire se storicamente le due nazioni abbiano prodotto per prime giochi di stampo germanico e americano, per quanto sia probabile date le loro peculiarità. Forse semplicemente i nomi sono stati affibbiati alle due tipologie di giochi per affinità caratteriali. Fatto sta che i due fronti sembrano aver creato uno spacco, per alcuni giocatori, insormontabile. Ma cosa distingue i due generi? Tutto.
Iniziamo dalla presentazione. All’American puro piace il fumetto, piace la cagnara e vuole godere come un bimbo quando prende in mano un boardgame, a iniziare dalla scatola. La vuole pesante, vuole che gridi Stanotte facciamo casino. La vuole tatuata di elfi e mostrazzi, big mecha, alieni e astronavi complicatissime, tentacoli, fucili, nebbie e scintillio di armature. Praticamente un movie americano d’azione, con budget illimitato, effetti speciali da capogiro e un numero sospettosamente basso di donne semi nude. Il German è più topo di biblioteca. Aborra le espressioni di gioia, le composizioni energiche e movimentate. Probabilmente odia il genere umano e trova conforto nelle forme geometriche color nutria e nei font boriosi e pesanti, perchè lo rassicurano sul fatto che ciò che la scatola contiene è lontano dal concetto di festa.
La confezione si scarta, e sono ancora una volta i sensi ad essere investiti del ruolo di giudici. Loro e il cubo. Quasi ogni scatola del nostro scaffale immaginario diviso tra stelle, strisce e crauti contiene dei cubi, ma la loro foggia sarà in grado di respingere o attirare gli uni o gli altri. L’American brama i cubi dalle facce variopinte, contraddistinti da piccoli dot per numerare i lati, o altrettanti simboli arcani. Il German ripudia anche solo l’idea di dover lanciare con slancio il cubo, considerandolo una barbara forma di disprezzo nei confronti di una ‘sì pura figura. No, per il vero teutonico il cubo è semplicemente un cubo. Piccino, per questioni pratiche. Diciamo un cubetto.
Plastica contro legno, l’antica diatriba. Miniature con fogge eroiche contro dischetti di faggio dipinti in sobrie, irriconoscibili tinte pastello. Mappe elaborate arricchite con costosissimi e superflui elementi scenici contro piantine dall’iconografia scarna. Plance di gioco che rappresentano in ogni definitissimo dettaglio l’equipaggiamento del proprio personaggio in contrapposizione a cartoncini che ritraggono in modo essenziale la propria città. Possibilmente distinguendola da quelle avversarie cambiando solo il colore base.
Ma tutto questo è mero contorno di qualcosa di ancora più radicale. L’inevitabile trasposizione sensoriale di due modi di concepire l’universo del divertimento. Perchè German e American vivono e pretendono cose completamente diverse dal gioco.
L’American vuole vivere grandi avventure, emozionanti scorribande figlie del gioco di ruolo, esplorazioni sotterranee e guerre apocalittiche dove ogni turno può essere l’ultimo. Cerca il brivido dell’imprevisto ad ogni lancio di dadi, complice la venerazione per quella dea della fortuna che è convinto di poter corteggiare affinché si decida a baciare proprio lui. Il German non ammette distrazioni. Non vuole legami con fati capricciosi che possano portare il destino fuori dal suo raggio d’azione: la vera emozione sta nel controllo. Nella capacità di battere gli avversari sul piano intellettuale sfruttando le risorse a propria disposizione. Che vinca o perda, che ogni responsabilità sia sua soltanto, perchè non c’è vera esultanza nel risultato ottenuto per caso.
E’ per questo che l’American ha necessità di ambientazioni forti. Storie che lo facciano sussultare ad ogni nuovo tassello scoperto della grotta, per ogni indizio che conduce attraverso lo specchio dell’incubo e in ogni assalto degli zombie. Quale disdicevole orpello per il German. Nulla è più pretenzioso di una narrazione quando è possibile concentrare ogni sforzo nello sfruttare al meglio il nuovo filone della miniera. O organizzare nel modo più profittevole la topografia di un nuovo borgo o la vita di ignari fattori.
Insomma non v’è nulla che apparentemente accomuni questi giocatori. Sarebbe come voler accordare la lussuria alla vita monacale. Le grida di un concerto rock ai silenzi di un’abazia. Un albo della Marvel a un tomo sull’incisione del rutenio, in versione monocromatica. Eppure il mondo dei giochi da tavola non parla solo tedesco e inglese. E’ un universo multiforme dove trovano spazio party game da condire con popcorn e gassosa. Romanticissimi giochi per due, che puntualmente finiscono in bianco. Family game per chi in bianco almeno una volta non c’è andato e vuole far divertire anche la prole. E poi astratti per i minimalisti, narrativi per chi ama dar voce ai propri pensieri e giochi Europei che non sono ne’ carne ne’ pesce, perchè le grigliate miste fan contenti un po’ tutti.
In questo panorama variopinto anche i fondamentalisti delle due macro fazioni trovano requie e si vengono amichevolmente incontro. Perchè non è vero che non hanno proprio nulla in comune: entrambi amano giocare. Come schiamazzanti trogloditi e pignolissimi mai-na-gioia, ma pur sempre giocare. Assieme. Perchè per fortuna di giochi ne esistono di tutti i colori, per assecondare le mille sfaccettature degli appassionati giocatori, che per la maggior parte amano stare nel mezzo, senza identificarsi al 100% con uno dei due poli. Pensate che alcuni si sposano pure.
E voi, di che gioco siete? Siete più German o American (ora che avete una vaga idea di cosa significhi)?
Articolo stupendo, una specie di Tavola della Legge…
Condivido appieno il commento di andybarbet
“…entrambi amano giocare. Come schiamazzanti trogloditi e pignolissimi mai-na-gioia…”
Poesia a lo stato puro
Un po’ mi duole dirlo, perché in genetale sono stufo delle americanate, ma era dai tempi del monopoli che non toccavo un gioco da tavola, mi ci sono riavvicinato solo adesso con zombicide. Che dire… penso molto, quando gioco con gli amici preferisco abbassare la frequenza celebrale e tracannare birra. American tutta la vita!
E poi arriva Scythe e mette d’accordo tutti… oppure… fa arrabbiare tutti! German o American? Chi lo sa!