Lucca Comics&Games 2012 – Report 3: fra diluvio, urbanizzazione e anfratti sotterranei
di Alberto “Doc”
Alba del terzo giorno. Mi seveglio più riposato, il riscaldamento stanotte è stato clemente. Seguiamo il solito rituale di bagno e colazione e partiamo verso Lucca e alle nove in punto siamo davanti ai games, in coda. Una coda molto più lunga del giorno prima, il che comincio a preoccuparmi: trovare tavoli liberi oggi sarà dura…
Come sempre prima di iniziare vi ricordo quanto segue:
NB: il report che vado qui a pubblicare è frutto di impressioni basate su una partita o su diversi turni di gioco di una partita. Le impressioni e i commenti a riguardo sono personali, direttamente dipendenti dal mio gusto (che può essere discutibile ). Invito fin da subito quanti altri sono stati in fiera e hanno provato i seguenti giochi a pubblicare il loro commento in calce all’articolo. Buona lettura.
Alla fine entriamo ben dopo le 9.30 e dopo un rapido giro per il padiglione capisco che è meglio piazzarsi subito in Ludoteca. Ma non mi va male perché trovo i ragazzi di Placentia Games con la loro novità: Ark & Noah. C’è già una coppia seduta al tavolo, mi unisco a loro e come un tentacolo che esce d’improvviso dal buio della notte si siede di fianco a me Maledice79. Bene partiamo. Nei panni dei figli di Noé, ci diamo da fare per costruire l’arca con cui mettere in salvo noi e le creature del mondo prima che il diluvio si abbatta sulla terra. Fra diverse (sette) possibili azioni, dovremo quindi recuperare il legname, costruire paratie e recinti, recuperare la pece con cui rendere impermeabile lo scafo, recuperare gli animali, caricarli a bordo a coppie e non dimenticarci di procurargli il cibo con cui sfamarli. Ah ma allora è un cooperativo! Niente affatto. Questo gioco ripesca la meccanica di Puerto Rico, quindi il fratello che farà un’azione la farà fare anche agli altri ma con un effetto minore rispetto a chi l’ha selezionata. Il fulcro del gioco sta nella costruzione dei recinti, nella ricerca degli animali e nel tempismo con cui caricare bordo le coppie. Si perché le coppie di animali non è necessario che siano in possesso di un singolo giocatore ma basta che siano presenti sul tavolo perciò il primo che carica il proprio animale fa caricare automaticamente anche quello dell’avversario. La costruzione dei recinti ricorda quella di Agricola ma è molto più libera: non è necessario chiudere i recinti e questi si possono costruire usando anche quanto hanno già costruito gli altri sulla plancia. I recinti devono essere proporzionati alla stazza dell’animale da caricare e tutti i giocatori che hanno il loro colore nel recinto riceveranno punti nel momento in cui si carica la coppia all’interno. Dopo un paio di turni le regole sono già chiare e il gioco scorre senza intoppi. Giochiamo per un’oretta ma non riusciamo a completare gli ultimi due turni perché i nostri compagni al tavolo devono andarsene per un impegno già preso: peccato. Le meccaniche comunque sono assimilate e un’idea me la sono fatta. Nonostante la grafica colorata che può farlo sembrare un giochino, questo titolo nasconde ben altro sotto la sua pelle. Bisogna pensare con cura a che azioni intraprendere di volta in volta, a come costruire i recinti e a cosa decidere di concedere agli altri. Premesso che non è esattamente il mio genere di gioco, le sensazioni finali sono quelle di un titolo ben costruito e collaudato con delle meccaniche che cercano di aderire al tema trattato. Al termine della partita scopro inoltre che esiste un regolamento per famiglie/bambini: bene perché la grafica vivace e l’ambientazione penso siano molto più indicate per questo tipo di target. Componentistica: buona.
Diluvio alle spalle e messi in salvo gli animali della terra, mi alzo dal tavolo da gioco di Placentia, ma senza allontanarmi dalla Ludoteca: i corridoi della fiera sono già fiumi di persone in movimento. Ritenendo inutile girovagare senza speranza, decido così di aspettare il termine di una partita a Suburbia e di infilarmi dentro per giocare la successiva. Il caso vuole che al tavolo ci sia il mio caro amico Umbez della Tana di Venezia che al termine della partita ci spiega il gioco e dopo 10 minuti siamo pronti per iniziare una partita a 3 giocatori. Il gioco prevede lo sviluppo della nostra cittadina tramite l’acquisto e il piazzamento di tessere esagonali che consentono di aumentare popolazione e/o reddito disponibile ad ogni turno. Il metro di misura del gioco è proprio la popolazione ed è quella che alla fine ci permetterà di conquistare la vittoria. Ma per sostenere tanta popolazione servono anche tanti soldi e quindi strutture che ci permettano di avere introiti. Ed è questo il bilanciamento che bisogna cercare durante la partita. Fondamentali inoltre sono anche le combo che si attivano fra i vari edifici, siano essi adiacenti, presenti nella propria cittadina o anche in quella degli altri giocatori. La partita dura probabilmente più del dovuto (credo che a regime il gioco sia molto più veloce) ma arriviamo alla conclusione e mi piazzo secondo per pochi punti. Il gioco è un city building con interazione indiretta ( si “rubano”/eliminano le tessere dalla plancia comune) e agli amanti del genere penso non dispiacerà. A me personalmente non ha detto molto e probabilmente i tempi lunghi della partita non hanno aiutato in questo senso. I materiali sono buoni, per quanto riguarda la grafica invece proprio non riesco a farmela piacere. Per carità è funzionale al gioco, ma a livello estetico penso che si poteva fare un piccolo sforzo supplementare per renderla più accattivante e gradevole all’occhio. Magari in una seconda edizione se il titolo saprà ritagliarsi il suo spazio sul mercato.
Mentre smontano i quartieri della mia cittadina per ripristinare un nuovo setup, incontro Kentervin che dopo un viaggio degno di Ulisse è riuscito ad arrivare a Lucca e ad entrare al padiglione dei games: molto provato. Concordiamo di rimanere in Ludoteca, ultimo baluardo sicuro dove poter provare i giochi senza code interminabili. Anche perché li vicino c’è The cave, un gioco che mi ero ripromesso di giocare se ne avessi avuto l’occasione. E questa si fa attendere una buona mezz’ora, ma aspettiamo pazienti. Alla fine ci sediamo al tavolo, uno dei ragazzi di Uplay Edizioni viene a spiegarci le regole e in meno di 10 minuti siamo operativi per calarci negli anfratti sotterranei. Quello che abbiamo davanti è un gioco di esplorazione in cui ogni giocatore al proprio turno ha a disposizione 5 punti azione da spendere per svolgere una o più delle possibili opzioni che sono: esplorare (piazzare tessere), fotografare, piazzare corde per calarsi a livelli più bassi, usare bombole e gommoni per superare bacini sotterranei e passare attraverso strettoie. La maggior parte di queste azioni consente di collezionare tasselli che alla fine della partita saranno convertiti in punti e determineranno il vincitore. La nostra partita a tre scorre lineare. Le regole sono chiare e non danno adito a particolari dubbi. In un’oretta finiamo la partita. Il gioco non è male e simula abbastanza bene le avversità di uno speleologo in grotta ma nella partita che ho giocato ho trovato davvero poca interazione: ognuno ha esplorato per i fatti propri, nessuno ha tentato di sottrarre segnalini agli avversari perché ci sembrava decisamente controproducente. Forse in 4-5 giocatori le cose cambiano anche se non ne sono così convinto. Devo dire che questo ha smorzato un po’ i miei entusiasmi e mi ha fatto rivalutare il mio vecchio Lost Valley dove invece l’interazione è decisamente più presente. Questa mancanza da comunque a The cave un pregio: quello di scalare molto bene in qualsiasi numero di giocatori, pregio che invece Lost Valley non ha. Per quanto riguarda la componentistica molto buoni sia grafica che materiali.
Esco dagli anfratti di The Cave che ormai è pomeriggio inoltrato. Mi do uno sguardo attorno e la folla è davvero impressionante. Capisco che il mio sabato non vedrà un altro gioco: devo pranzare, devo fare i bagagli e devo tornare alla mia Vicenza dopo aver recuperato il mio compagno di viaggio. Saluto un po’ di gente, passo allo stand dei muffin, e metto fine alla mia avventura ai Games. Faccio un giro delle mura dando un occhio alle cosplayer come è giusto che sia e alle 18.00 siamo in macchina per il viaggio di ritorno. Stanchi ma soddisfatti.
Arrivederci al prossimo anno Lucca. Noi invece ci risentiremo con nuovi report per PLAY. Ma non mancate di seguire i video-report di Maledice79 che usciranno in questi giorni. Ci sono ancora molte cose che non vi sono state raccontate e che non avete visto. :)
Confermo l’impressione su The Cave (l’unico gioco che sono riuscito a provare in un padiglione Games sempre più colpevolmente inadeguato): il gioco è veloce e ambientato, ma rispetto ai predecessori dello stesso autore, non particolarmente brillante. Lost Valley risulta più accattivante sotto tutti i punti di vista. The Cave risulta simpatico, ma non ha nessun elemento di novità e si perde nella miriade di giochi usciti senza riuscire a spiccare. Peccato.