Speciale – Tocatì, il Festival Internazionale dei Giochi in Strada a Verona
di Elisa “Milly”
A quelli che conoscono molto bene la città di Romeo e Giulietta e che, come me, hanno avuto la bella idea di farsi una “tranquilla” passeggiatina in centro storico questo weekend Verona ha mostrato un volto nuovo. La seria seppur romantica città scaligera si è, infatti, riempita di giochi e colori in occasione del Tocatì, il Festival Internazionale dei Giochi in Strada (mi raccomando l’accento perché con orrore ho visto e sentito un’esimia giornalista pronunciarlo Tòcati. Ed è stato davvero triste, nonché imbarazzante). Come ogni anno, giocatori, volontari e associazioni ludiche provenienti da tutta Europa (e anche un pizzico di Messico) si sono riversati lungo le vie e nelle piazze portando con sé la propria esperienza, la propria passione e, soprattutto, la propria voglia di giocare.
Oltre ai giochi nostrani più tradizionali, come i trampoli (le mamme sui trampoli sono un pericolo pubblico, soprattutto se hanno le gonne), la corsa con le botti e le cerbottane (dove le bambine hanno dimostrato molta più intraprendenza dei maschietti), hanno riscosso molto successo anche le novità proposte dagli altri paesi europei. Particolarmente spettacolare il “salto del pastor”, specialità delle Canarie che prevede l’utilizzo di una lunga asta per spostarsi lungo i pendii vulcanici. La punta viene conficcata nel terreno e poi ci si lascia scivolare in basso o si salta. Mancando a Verona un vulcano, i giocatori si sono esibiti fra le rovine del Teatro Romano, applauditi da un pubblico che è rimasto fino all’ultimo con il fiato sospeso (essendo uno dei partecipanti all’impresa un signore di una certa età ho temuto fino all’ultimo che facesse un infarto, ma per fortuna non è stato così). Sicuramente divertente anche la krispetia greca, dove lottatori cosparsi di olio d’oliva cercavano di atterrarsi afferrando i pantaloni di pelle dell’avversario (tranquilli non c’entra il sadomaso), e il kegeln svizzero, il nonno del bowling (spesso la palla era quasi più grande del bambino che la tirava). Prima parlavo del Messico. Quest’anno, infatti, direttamente dal centro America è arrivata la pelota p’urépecha, o palla infuocata. E mai nome è stato più azzeccato dal momento che lo scopo è far arrivare la palla (cosparsa di materiale infiammabile e, poi, data alle fiamme) nella meta avversaria. Da brivido!!!!
Seguitissimo, anche, il Torneo internazionale di lippa (o scianco o pito). Se avete spalancato la bocca come un pesce e strabuzzato gli occhi, avete avuto la mia stessa reazione quando ho sentito per la prima volta questo termine. Ma non vi preoccupate, non è una parolaccia e non si maltrattano animali. La lippa è un bastone di circa mezzo metro con cui l’attaccante colpisce le estremità appuntite di un altro pezzo di legno (il lippino), facendolo sollevare da terra, per poi colpirlo al volo e farlo arrivare il più vicino possibile all’altra estremità del campo. I difensori devono afferrare al volo il lippino (per eliminare l’attaccante) o deviarlo col proprio corpo (per ridurre il punteggio degli avversari). Ma non chiedetemi di spiegarvi come funziona la questione dei punteggi perché non l’ho capita neanche io, ma, a quanto pare, la squadra in attacco dichiara un punteggio, segue una contestazione e l’arbitro alla fine decide (decisione insindacabile).
Accanto ai giochi antichi, quest’anno hanno trovato spazio anche i “giochi urbani”, come skateboard, street boulder e parkour (che hanno attratto giovani e giovanissimi, dai due anni in su) e il rafting lungo l’Adige.
Lo scopo del Tocatì è quello di far rivivere gli antichi giochi di strada, quelli a cui giocavano i nostri nonni, i, così detti, giochi dimenticati, e renderli attuali. Missione compiuta? Non lo so con certezza. Purtroppo, non sono molte le occasioni in cui si può davvero vivere così la città, in cui si può passare un’intera giornata all’aria aperta in centro senza l’incubo di macchine e motorini, in cui si riesce ad offrire ai bambini una scelta, un diverso modo di giocare. Ma almeno per adesso, almeno per qualche giorno, a giudicare dalle urla divertite dei giovani partecipanti e dalle risate degli adulti (che spesso di divertivano più dei bambini), direi di sì, missione compiuta.
Davvero un bell’articolo di esordio Milly! :) L’anno prossimo devo tenermi libero per venire a vedere. Chissà perché ma ci vedrei bene maledice a fare il “salto del pastor”… :D
Grazie :) Ti aspetto a Verona l’anno prossimo allora!
IO vengo soloi se posso fare la roba coi bastoni